1 “Il gelo della periferia torinese: i residenti disertano la marcia antagonista”. Giusta l’analisi de La Stampa. Sono stato a Torino nei due giorni del Summit, per chi ha vissuto tutte le lotte operaie è sufficiente vedere in faccia questi autonomi dei centri sociali per capire che sono politicamente morti. Sono borghesi travestiti da trotzkisti, non hanno capito che in periferia la sinistra è scomparsa, tutti votano destra, non perché lo siano, ma perché al potere c’è una sinistra che loro considerano venduta. “Questo è stato un simulacro di protesta e di corteo, ormai rappresenta solo se stessa, nessuno si identifica con lei”. Non sono parole mie ma di un trotzkista torinese che conclude “La gente delle periferie se potesse ci darebbe fuoco”. Condivido.
2 “Per rifornire il Summit di Venaria due mila piatti gluten-free”. Curiosamente nelle classi alte il cibo gluten-free ha sfondato, non perché siano diventati tutti celiaci, ma perché è di moda. Immagino che anche i trotziski (a loro speculari) saranno gluten-free. Che tristezza la prospettiva vivere in una società gluten-free mentale.
3 “Altro che tesoro. Solo l’Italia non fa soldi con la cultura”. Una volta alla settimana l’amico Marco Cobianchi fa delle analisi straordinarie supportate da numeri di prima qualità: nella sua classifica noi siamo al penultimo posto. Di chi la colpa? Dei nostri intellò, malgrado i contributi statali a loro assegnati, si evince che nelle cosiddette “arti visuali” la qualità è tale che ha grande successo nei salotti nostrani dove si scambiano recensioni e complimenti fra loro, ma arrivata al Brennero si spegne: oltre la Alpi non ha mercato, è fuffa.
4 “Grasso è più radicale di Pisapia. L’Ulivo? Roba da sedute spiritiche”. Parola di Nichi Vendola. La sua intervista, come tutto ciò che è di centro sinistra e di sinistra, in effetti è da sedute spiritiche. Divertente l’analisi su costoro: la domenica si commuovono di fronte alle radicalità di Bergoglio e durante la settimana si genuflettono davanti ai profeti della diseguaglianza (io che sono fissato ci vedo in filigrana le felpe californiane).
5 “Valorizziamo le filiere agricole”. Bravo Martina: lascia perdere il partito, fai il ministro. Continua a investire sui distretti agricoli per far riavvicinare i giovani alla terra. Circa 40 mila sono già diventati custodi, dopo secoli di abbandono, di piante e animali in via di estinzione, ridandoci quella leadership che abbiamo sempre avuto: essere tra le aeree a più alta biodiversità al mondo.
Dobbiamo sottrarre braccia e menti alla gig economy e alle multinazionali delle app. Lo confesso, provo una rabbia profonda nel vedere giovani italiani correre trafelati per consegnare ad altri giovani losche pizze fatte di oscene farine globalizzate e pomodori cinesi. Meritoria la battaglia sulla tracciabilità della filiera del pomodoro, che i cinesi da oro rosso hanno trasformato in piombo rosso, e vendono in Africa come made in Italy.
6 “Maestà convochi un referendum Monarchia-Repubblica”. Questo titolo non lo trovate su nessun giornale, perché è solo mio. Rajoy aveva dalla sua parte la legge e la Costituzione eppure nell’execution si è rivelato per quello che è, il classico leader europeo chiacchierone e codardo. Ha mandato la sua polizia a sequestrare, con la violenza (siano benedetti gli smartphone e il Web) le schede nelle urne per poi dire che il referendum non è mai avvenuto.
Resta il Re. Si sacrifichi Maestà, convochi un referendum Monarchia-Repubblica, pur sapendo che per lei equivale all’esilio. Farebbe l’unica mossa che potrebbe ridisegnare la Spagna in una nazione moderna a democrazia diretta sul modello svizzero, con largo uso di referendum popolari. Auguri
Riccardo Ruggeri