Se un leader dice: “O noi o loro”, significa che la politica è ridotta a un discount

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Il Cameo è un contenitore che, secondo il protocollo del gonzo journalism, analizza temi politici, economici, di varia umanità, con totale indipendenza intellettuale. Quello di oggi non è un Cameo, e me ne scuso con i lettori: coglie semplicemente un momento di tristezza profonda del suo estensore. Quarant’anni fa ebbi la possibilità di salire sull’ascensore sociale e arrivare all’ultima fermata (il piano attico). Da quel momento, mi sono seduto alla tavola ove pasteggiavano le élite di allora. Poi, un certo giorno, finito il pranzo, sono stato cooptato nel salotto del caminetto, ove c’era l’establishment. Da allora sono uno di loro, anche se anni fa mi sono ritirato: durante il giorno leggo e scrivo, alla sera mi dedico alla riflessione e a humaniser le Cognac, come dicono i francesi, riconoscendo che noi élite stiamo perpetrando un furto di prospettiva a danno dei giovani.

L’affetto verso le due classi sociali (classe operaia ed élite), che sono state, e sono tuttora, le mie, è vero e sincero. Il fallimento è iniziato quando le élite al potere in tutto l’Occidente sono diventate prigioniere di un’idea folle: mettere al centro del nostro mondo, non il “cittadino tout court” (mi secca molto aver dovuto aggiungere queste due paroline esplicative), ma un risibile “cittadino consumatore”, imbarazzante animale prodotto in laboratorio che non esiste in natura.

L’establishment, come lo intendo io, quando capisce che non può vincere con il suo modello, lo cambia, guadagna tempo, accetta compromessi, pur di rimanere al potere. Mai, un leader di un establishment degno di questo nome, direbbe: “O noi o loro”. Perché la risposta degli elettori non può che essere: “loro”. L’ha fatto David Cameron, e ha avuto la risposta che si meritava, l’ha fatto The Hillary, e abbiamo visto com’è finita. Ora l’ha ripetuto Matteo Renzi, malgrado appena tre mesi fa la risposta l’avesse già avuta: un secco No. Perché l’ha fatto? Possibile che non capisca che in una democrazia liberale quando si fallisce: o si cambia modello o si cambiano i leader o entrambi? Alla prima sconfitta si va ai giardinetti, e per sempre, nessuna rivincita è ammessa.

Cari amici dell’establishment, vi conosco troppo bene per non sapere che le mie sono parole al vento, di qua la mia tristezza profonda. Voi “Baby boomer” e “X”, come vi chiamano i sociologi d’accatto, siete state due generazioni a somma zero, avete creato i “cittadini consumatori”, questi, come ovvio, non sanno distinguere fra prodotti, servizi, leadership. Il consumatore vi giudica con la stessa logica con la quale Uber vi chiede di giudicare il driver che vi è toccato: un clic ed è fatta. In fondo cosa distingue il driver Matteo Renzi dai drivers Luigi Di Maio o Matteo Salvini? Uno ha già fallito, gli altri due ancora no. Perché stupirsi se, al prossimo giro toccherà a uno dei due, e a quello successivo un clic e, voilà, anche lui ai giardinetti. Con questo modello anche le leadership sono beni di largo consumo, e come tali devono essere trattati. Avete ridotto la politica a un discount, ora che si rivolta contro di voi dite: “O noi o loro”, dimenticando che la pubblicità (pardon l’advertising) suggerisce “loro”. Che tristezza, osservarvi.

Riccardo Ruggeri

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