Un’analisi fredda e intellettualmente indipendente, quindi brutale, a tre mesi dalle elezioni non può che giungere a conclusioni feroci. Il Cameo, con questa edizione straordinaria, si assume la responsabilità di scriverlo in modo papale: i Vertici dei partiti e dello Stato (leggi Quirinale), e dell’establishment ne escono con le ossa rotte. Per noi delle élite è stata una débâcle. Un unico vantaggio: noi italiani siamo in anticipo sui tempi, siamo diventati il laboratorio degli altri paesi europei che vivranno la “rottura della cagliata” nel 2019, quando si voterà con il proporzionale puro. E forse i “bottegai tedeschi” saranno proprio loro a voler lasciare l’euro (a noi, checché ne dicano, non conviene).
Le staff del Quirinale si sono fatte trovare impreparate. Hanno pensato che si giocasse ancora a scopone scientifico mentre la realtà aveva sostituito le carte Modiano con la scacchiera. Ora sono alla disperata ricerca di una via d’uscita. Gli italiani, ob torto collo, sono con loro, vogliono che si salvi l’Istituzione Presidenza della Repubblica. E come ovvio e doveroso che la figura umana del Presidente sia salvaguardata, almeno sul piano formale. Ma non si deve andare oltre, gli errori si devono pagare. Ruoli e responsabilità sono chiari.
Il M5S di Di Maio ha dimostrato tutta la sua modestia intellettuale e strutturale. Non ci si può inventare una classe dominante partendo da una piattaforma da video giochi. Soprattutto hanno perso troppo presto i due fondatori. Di certo devono fare una feroce autocritica: nel mondo digitale non c’è posto per comportamenti naif.
Silvio Berlusconi, anni fa, ha sbagliato l’ultima mossa della sua lunga vita: ha scelto il “Matteo” sbagliato. Non ha capito che era null’altro che un personaggio costruito per la tv, totalmente incapace di crescere attraverso l’elaborazione delle sconfitte (i grandi leader si rivelano tali dal modo in cui si rialzano dalle sconfitte). Ora Berlusconi può solo sperare nella generosità del “Matteo” vero. Sono convinto che l’avrà.
Il Pd è tecnicamente morto, ma non può morire: è un patrimonio storico del Paese. Lì c’è il tabernacolo della classe operaia e della classe contadina, ci sono le infinite storie di chi ha contribuito alla democrazia e alla lotta antifascista. Oggi è minoranza ma guai se tenta la via breve del salto della quaglia alla Macron. Loro sono rimasti alla tuta, il grembiulino alla francese non sanno indossarlo. Guai se nella sua ricostruzione punta su (vacui) personaggi come Paolo Gentiloni o Carlo Calenda, individui di specchiata moralità, di vivace intelligenza, perbene per definizione, ma inidonei per una lunga marcia nel deserto, senza cibo e senz’acqua. Sapranno le élite parioline e capalbiesi (a questo si sono ridotti) puntare su un leader totalmente diverso da loro?
Ma i veri sconfitti siamo noi delle élite, incapaci di capire che il Ceo capitalism non è praticabile per una democrazia di stampo occidentale. I nostri popoli mai potranno accettare di essere spogliati della loro dignità di uomini che lavorano, mai potranno accettare di essere considerati merci, idioti consumatori seriali foraggiati dal reddito di cittadinanza, e potrei continuare all’infinito. All’ascensore sociale non potranno mai rinunciare. E se per caso vorremmo loro imporre l’epistocrazia, attendiamoci che imbraccino non i fucili (questo mai!) ma i forconi.
A mò di divertissement un’ipotesi alternativa a quella ovvia di Salvini: andare alle elezioni con il Centrodestra, vincere, governare per cinque anni, assestando però un brutto colpo al ruolo del Quirinale. Salvini si sostituisca, nella sostanza, al Quirinale proponendo un Governo di salute pubblica a guida Lega, salvando la faccia del Presidente. Come? Allontanando tutti quelli non graditi al Presidente: Salvini (faccia solo il segretario della Lega e l’azionista di maggioranza: una specie di Giove che dall’alto tutto vede e giudica), Giuseppe Conte, Paolo Savona. Giancarlo Giorgetti diventi Presidente del Consiglio, un uomo di assoluta fiducia di Savona vada all’Economia, Interni, Agricoltura, Infrastrutture alla Lega, un ministero a testa per Fi e FdI. Tutti gli altri al M5S.
Ovviamente il mio è un giochino, un divertissement. In realtà il Centrodestra ha un’unica opzione favorevole: elezioni a settembre.