A due settimane dalle elezioni, ho raccolto alcuni appunti sulle reazioni della stampa, non solo italiana.
Un’ovvia constatazione: da sempre, tutti i giornali italiani, compreso quello di Confindustria, simpatizzano sfrontatamente per la Sinistra. Lo stesso fanno le redazioni delle TV, in primis le reti RAI, ma pure Mediaset, SKY, per non parlare del suo tempio con sacerdote e sacerdotessa incorporati, La 7. Quel che resta dei Sindacati, nati come costole del PCI, della DC, degli Azionisti, sono solidamente di sinistra, così come i due soli sindacati delle professioni, i potentissimi Magistrati e Giornalisti.
Il cosiddetto Centro, fatto di transfughi colti della Sinistra, si è asserragliato nelle ZTL, nell’Accademia, nell’Alta Burocrazia e pascola tranquillo, con i suoi elettori, nei verdi campi di erba medica.
I tre giornali di Destra non vanno al di là di una testimonianza di opposizione, dando voce, o a schegge di conservatori particolarmente arrabbiati, o a ex sinistri delusi. Alle spalle non hanno Editori ricchi e potenti, quindi non hanno i mezzi per creare una massa critica di lettori che faccia tendenza, e funga da moltiplicatore. Campano, in attesa di tempi migliori, sapendo però che per loro mai verranno. Con una soddisfazione: i tanti lettori che non li leggono, perché poveri, votano però per i partiti che loro suggeriscono.
L’aspetto curioso, per me lo confesso incomprensibile, è che stampa e tv mainstream fingano che la vittoria della Destra potrebbe creare al Paese chissà quali sfracelli, preoccupandosi delle reazioni degli Stati Uniti e dell’Europa. Il ritorno di un fascismo avvolto nell’orbace mi pare francamente risibile.
La Destra si è subito dichiarata “atlantica”, il che tradotto dal “casermese” (linguaggio tipico dei sergenti) significa il classico “tutti allineati e coperti” al volere degli americani. Compito che, peraltro, svolgiamo con assoluta diligenza e disciplina da oltre settant’anni, con solo un paio di scivolate, quella di Enrico Mattei sul ruolo dell’Eni e quella di Sigonella di Bettino Craxi. Ma ci siamo subito ripresi, deglutendo in fretta persino l’oscenità criminale del Cermis, ritornando fedeli maggiordomi di Washington.
Circa il rapporto con l’Europa, non c’è da avere alcuna preoccupazione perché l’obbedienza è automatica, regolamentata com’è da accordi notarili. Mario Draghi, con felice espressione, dixit: “tanto c’è il pilota automatico”.
Dov’è il problema, se le tre nuance di destra sono pur sempre “allineate e coperte”?
Robi Ronza, sul Corriere del Ticino, è stato bravo a tradurre per i suoi lettori, abituati alla concretezza svizzera, un articolo inutilmente complesso di un grande quotidiano milanese, come lo chiama lui. Ha colto l’essenza di quello che voleva dire, scrivendolo lui stesso: “Cara Meloni, se governi con il programma con cui sei stata eletta, guai a te. Se invece decidessi governare come avrebbe governato il centro sinistra, puoi essere certa del nostro plauso e del nostro sostegno”.
Nel linguaggio involuto della Sinistra, la Destra, se vuole, seppur marginalmente, partecipare ai banchetti del potere, deve definirsi “Destra Repubblicana”. Nel linguaggio aristocratico del potere, significa operare come la Sinistra, nascondendolo però ai propri elettori.
Posso dirlo brutalmente? In termini politico-giornalistici-comportamentali e nella sua oscenità politico-morale, è tutto limpido.
Mario Draghi e Giorgia Meloni sanno che il loro primo problema è passare l’inverno, fare arrivare il Paese a primavera, vivo. Entrambi sanno di soffrire di una forma grave di scoliosi politica, quindi fingono un passaggio di consegne infinito, uno per nascondere un deludente passato, l’altra sapendo di essere ancora unfit fino al battesimo nella Cattedrale di Wall Street. Per chiudere il Protocollo, mancano le dimissioni, al momento giusto, di Sergio Mattarella e l’assunzione in cielo di Mario Draghi. Così saremo tornati ad essere un Paese servo ma democratico. Prosit!