OUSSEYNOU SY E’ UN CRIMINALE ITALIANO, PUNTO.

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Sono stati giorni imbarazzanti quelli appena trascorsi per chi fa, come me, da artigiano del giornalismo, questo meraviglioso mestiere. È ovvio che ciascuno di noi abbia le sue idee politiche che però dovrebbe esprimere solo nel buio dell’urna elettorale ma l’etica (che parolone), diciamo almeno il rispetto verso quelli che non la pensano come noi, ci imporrebbe di essere imparziali nel lavoro di assemblaggio dell’articolo o della scaletta del talk.
Ecco cosa avevo scritto, senza ancora pubblicarlo, in attesa di altre informazioni, due giorni dopo il fattaccio avvenuto sulla strada verso Linate. Ora è tutto chiaro quindi pubblicabile.

Ousseynou Sy  è un criminale italiano, punto. Il nome, il colore della pelle, non c’entrano nulla, è un cittadino italiano, diventato tale nel rispetto della legge e, come si usa dire nei salotti bene, perfettamente integrato. Costui ha predisposto un progetto di strage utilizzando un autobus di ragazzi delle medie del quale era l’autista. Voleva entrare nell’aeroporto di Linate con i suoi ostaggi, per un suo personale obiettivo criminale. Comunque dietro di lui, e questo è da sottolineare, non c’era il nostro grande nemico, il terrorismo islamico, ma solo lui, un criminale comune. E come tale giornalisticamente doveva essere trattato. Che fosse un criminale comune lo ha dimostrato davanti al Gip di Milano fingendosi incapace di intendere e di volere per sfuggire al probabile ergastolo. Il Gip non si è fatto gabbare e il solito giochino “un criminale, se è un italiano è un fascista-razzista, se è un migrante è un matto” questa volta non ha funzionato, grazie a un giovane magistrato non ideologizzato. Sy è un italiano, un criminale comune, che sia di pelle nera o bianca è irrilevante.

Il suo solitario progetto di strage si è interrotto solo all’ultimo istante per l’arrivo dei carabinieri, dopo che costui aveva già versato sul pavimento le sue due taniche di benzina, e appiccato il fuoco. I ragazzi sarebbero tutti morti, se non fossero arrivati i carabinieri appena in tempo, spaccando il vetro posteriore dell’autobus. Eroi i ragazzi, eroi i loro insegnanti, eroi i carabinieri, straordinaria la compostezza, nel dopo, dei genitori dei ragazzi. Folle il rischio che il Paese ha corso. Ci rendiamo conto? Perdere 51 ragazzi e i loro insegnanti, bruciati vivi.
Commento? Atto criminale di un criminale comune. Era un ubriacone, arrestato in stato di ebrezza mentre guidava, era uno sporcaccione, arrivato a importunare una ragazzina e per questo inquisito e condannato dal tribunale. A un individuo di tal fatta non poteva essere affidato un ruolo e un mezzo pubblico, punto. Con questo crimine si dovrebbe chiudere la sua vita sciagurata in una patria galera, come un qualsiasi Totò Riina. Dovranno però essere puniti pesantemente i superiori di Sy, anche loro italiani, che avrebbero dovuto licenziarlo, prima per guida in stato di ebrezza, poi quando importunò una ragazzina sullo scuola-bus (sic!!). Questo il problema: è inammissibile il comportamento dell’azienda che lo aveva in carico (solito buonismo?) e i responsabili devono pagare, e molto. Cosa c’entra la cittadinanza? Questa non la si toglie a chi l’ha avuta secondo legge e non la si dà se non in base alla legge. I ragazzi-eroi meritano tutti una medaglia al valore civile.

L’aspetto drammatico di questa vicenda è il degrado comunicazionale nel quale siamo precipitati. Per una settimana siamo sguazzati nelle più oscene fake truth, giornali, tv, radio, di regime e no, hanno usato questo fatto di criminalità comune per biechi scopi politici, a destra, a sinistra, nei salotti intellò, nelle redazioni, nei talk. Come addetto alla comunicazione ho provato tanta vergogna, come uomo e nonno una profonda tristezza. Il nostro problema non sono il debito o il Pil ma il degrado morale della nostra classe dominante, politica, economica, culturale. Questo episodio lo ha certificato.

riccardoruggeri.eu

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