Da martedì prossimo, 20 settembre, il Cameo verrà pubblicato su un nuovo giornale, La Verità, diretto da Maurizio Belpietro. Non conoscevo personalmente Belpietro, ci siamo accordati in pochi secondi, con una stretta di mano telefonica. Lui ha accettato il principio che mi guida in questa attività senile: nessun compenso, nessuna censura. La mia linea editoriale, l’unica che riconosco, è quella dei 1.277 Camei precedenti: nessun avversario, un solo nemico, mai una persona (quindi zero querele), ma un’entità all’apparenza astratta, il ceo capitalism. La descriverò sul mio primo pezzo, in modo che il rapporto con i lettori sia da subito limpido, con tutte le carte sul tavolo. D’altra parte, se scrivi su un giornale che ha la presunzione di chiamarsi La Verità non puoi essere un cacciaballe, questo mi pare il minimo sindacale che devi al lettore. In questo mestiere, così esposto, almeno per me, deve sempre prevalere la leggerezza, l’eleganza, il sorriso, il non prendersi mai sul serio, sapere che siamo tutti dei poveracci, specie i cosiddetti leader che ci governano (mai dimenticare che li abbiamo scelti noi, e dovremmo chiederci perché siamo così pigri a mandarli a casa).
Suggerisco di comprare La Verità, la struttura editoriale mi pare molto interessante, così il modello di business, compreso il prezzo (1 €,) condivisibile per un business maturo come il cartaceo, sul quale, in tempi non sospetti, se ricordate, ci avevo scritto un paio di Camei (uno l’aveva pure ripreso Il Foglio). Sono curioso anch’io, come studioso di modelli di business, di management, di comunicazione, su come finirà questa avventura. L’esperienza di una vita in business in declino o falliti, mi ha insegnato che nelle Grandi Crisi (e questa lo è, e sia benedetta perché ci cambierà in meglio, anzi più durerà meglio sarà) il divertimento è assicurato. Come giornalisti avere il privilegio di osservare e di descrivere quelli che parlano, pontificano, di “cambiamento” (politici, intellettuali, supermanager, deal maker, giornalisti) e constatare che non è mai riferito a loro ma ad altri, e lo fanno ripetendo locuzioni plastificate e fruste formulette economiche, è impagabile.

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