Giorni fa ho fatto un tweet “Ho la sensazione che molti giornalisti sappiano chi sono gli imprenditori che hanno gabbato Mps, ma ognuno voglia che sia l’altro a dirlo”. Alcuni mi hanno risposto con tecnicismi, chi alludendo a nomi celebri, chi, privatamente, facendo cognomi. In realtà, io non amo il gossip, questa fauna la conosco da una vita, sono troppo scaltri per poter essere scoperti, da chi oltre tutto non li vuole scoprire. Una delle regole, non scritte, del mondo elitario è praticare l’illegalità in modo legale. In questo campo i maestri sono gli anglosassoni e i tedeschi: perciò sono così ammirati.L’ho scritto più volte: le privatizzazioni italiane sono state uno dei maggiori trasferimenti di quattrini da casse pubbliche a salvadanai privati, al contempo trasferimenti di inettitudini manageriali pubbliche a inettitudini private. E’ storia nota, tutto è agli atti di quegli osceni anni Novanta, sappiamo chi erano quelli che avevano preso i malloppi e quelli che lo avevano permesso, quelli che avevano avuto (o avranno poi) trascorsi in una banca d’affari (dicasi “porte girevoli”). Il protocollo, messo a punto allora, è lo stesso di oggi, è applicabile sia per le privatizzazioni che per le statalizzazioni. Di quel mondo sono rimasti i residui secchi, non riciclabili, di privatizzazioni spacciate per mitiche.
Chi vuole approfondire il caso Mps legga Pagina 99 del 7 gennaio 2017, a firma Alieno Gentile (un private banker sotto copertura). Ho una regola: nei business opachi seguire sempre i quattrini, come diceva Giovanni Falcone (nella fattispecie Antonio Di Pietro la chiamava “provvista”). La prima domanda è la stessa: quanto ha speso Mps in commissioni per gli advisor, e chi sono? Ci sono i nomi dei sette istituti partecipanti alla torta e l’ammontare: 3,7 miliardi, pari all’Imu sulla prima casa (sic!). Alieno Gentile, stupefatto persino lui della cifra fantozziana, ipotizza che il piano pluriennale fosse quello di annunciare “a rate” le esigenze reali della banca, sacrificando gli interessi degli “allocchi” che, di volta in volta, hanno creduto che la capitalizzazione richiesta fosse quella definitiva. Il private banker ne deduce che, se così fosse, le commissioni servivano a “comprare” una certificazione errata.
Il percorso Mps è stato esemplare nel seguire il protocollo previsto: a pochi giorni dalla scadenza, fissata stretta-stretta dalla Bce (forza maggiore), voilà, ecco il decreto: “donne, è arrivato l’arrotino”. Con l’ingresso dello Stato, tutto viene sanato, secondo il principio “Proteggere il sistema dal fallimento del fallimento Mps, equivocando sulla gestione delle conseguenze societarie, anziché di quelle sociali del fallimento”. Una genialata.
Stesso protocollo al tempo delle privatizzazioni, ruolo diverso degli advisor, identico l’obiettivo: il pieno di commissioni. Modalità seguita, un privato (uno dell’establishment): a) compra l’azienda, ma non tira fuori un euro dei suoi, ovvio, se li fa prestare dalle banche; b) al prestito non dà però garanzie personali, ma le azioni dell’azienda comprata (sic!). Se tutto fila liscio è l’affare della vita, se ci sono difficoltà, prima la “spoglia”, poi avvia un processo di ristrutturazione aziendale (post silenzio o post verità dei media amici, aiutano), fino ad arrivare, se del caso, al pre-fallimento.
I dipendenti perdono il lavoro, i fornitori i crediti, la banca, diventata azionista in luogo dell’acquirente (ovvio, escute le garanzie), battezza la perdita come sofferenza, lui (pardon, Lui) ne esce sollevato (non avendo dato garanzie personali non c’entra nulla), la privacy lo copre, i magistrati sono impotenti (l’inettitudine non è reato). Se l’azienda viene ritenuta di interesse pubblico, tutti i corpi intermedi chiedono allo Stato di farsene carico: scatta allora il protocollo di cui sopra. I fautori delle liberalizzazioni, sempre così occhiuti, qua tacciono, fingono l’inesistenza del vecchio adagio “privatizzare gli utili, socializzare le perdite”, lanciano strali al Regolatore di turno (uno di loro).
Da vecchio signore liberale, e pure uomo di mondo, non commento, sorrido amaro: povero Occidente, ormai dalle tue prestigiose università e dai tuoi sofisticati salotti escono solo, o idioti o delinquenti, e blaterano pure di post verità o di post silenzio. Agghiacciante, direbbe Antonio Conte.
Riccardo Ruggeri