Emmanuel Macron ha stravinto anche le legislative, la grande abbuffata elettorale è finita, ora è il padrone assoluto della Francia, il nuovo Re Luna. Per evitare il confronto con il Re Sole (pareva eccessivo anche a Brigitte) ha deciso di farsi incoronare di notte davanti alla piramide del Louvre, mentre l’orchestra suonava l’Inno alla Gioia anziché la Marsigliese (il digitale anziché l’analogico). Chapeau!
Lo confesso, avevo preso Emmanuel sottogamba, e pure Brigitte, chiedo scusa a entrambi, e ai loro fan nostrani così felici della loro esistenza. Stupidamente trovavo insopportabile che lui e Brigitte non potessero vivere senza allacciarsi le mani, continuamente alla ricerca uno dell’altra, anche in assenza di tv presenti; per loro pure la vista delle telecamere di sicurezza di una banca li portava al gesto. All’uscita della cabina elettorale hanno tentato l’ennesimo aggancio, per la prima volta non è riuscito. Un segnale debole? Vedremo fra cinque anni. La Francia ha avuto grandi Re e straordinarie Regine, mai una dea e un angelo, avvinghiati attraverso le mani: peccato che non ci sia un Jaques-Louis David.
La copertina che gli ha dedicato L’Express è stata straordinaria, perché fanciullesca, scanzonata, gioiosa. D’altra parte il primo discorso di Macron è notturno, per far capire a tutti che sarà un presidente H 24, come dicono oggi i colti. L’ironia del settimanale è raffinata: “Cammina sulle acque”, “Salverà il Pianeta Terra dal losco Trump”, “Metterà paura a Putin”. Così appare, seriamente, nella stampa devota.
Molti sottolineano come quasi il 60% dei francesi non abbia votato: vero, ma democraticamente è irrilevante. Che il paesaggio politico francese, quello dei due grandi partiti storici e di governo (socialisti e repubblicani), sia stato devastato è vero, ma democraticamente irrilevante. Provo simpatia per i rottamatori nostrani che hanno dedicato così tante energie a combattere i “corpi intermedi” dello Stato. Macron, senza mai usare tale verbo, in silenzio, ha rottamato tutti i partiti, soprattutto più di metà elettori: un genio assoluto, lui sì. Che potrà fare il terzo Stato, la Piazza? Nessuno lo sa. Vedremo.
Come analista di modelli di leadership, a me Macron piace, e molto. Il perché è ovvio, e noto ai lettori del Cameo: i miei studi sono rivolti a quella categoria di cittadini che i sondaggisti indicano, in verità con un certo disprezzo, come complemento a cento, cioè i cosiddetti “Non votanti”, e pure le mitiche “Schede bianche” (la forma più alta di fare politica in quest’epoca di buffoni di Corte). Sono stati circa il 60%, in questi culturalmente mi identifico. Sono infatti gli unici che, non votando permettono ai leader dell’establishment, di convincersi di avere grande seguito popolare (in realtà, ogni volta, se tieni conto dei numeri assoluti, sono sconfitte), senza far capire come la pensano, ma solo che sono contrari.
Anche se ha nelle sue scuderie le migliori intelligenze disponibili, l’establishment si rifiuta di prendere atto che, sia le sue leadership, sia il suo modello, sono mosci, siamo in una fase di strisciante guerra civile (verbale), tutto è fragile, liquido, sordido. E’ come se fossimo tutti in un’enorme sala d’attesa di un luminare della medicina, sappiamo che qualcosa deve avvenire, non sappiamo cosa, come, quando, avverrà. E’ il bello della vita. Ci è rimasto solo quel mistero, teniamocelo stretto.