Cari Giorgia Meloni, Luigi Di Maio, Matteo Salvini,
i cittadini italiani vi hanno scelto. Pensate, lo hanno fatto con una legge giudicata dai colti pessima, che però ha funzionato benissimo, e la dimostrazione l’avete data voi, interpretandola secondo il volere dei cittadini nell’occasione delle nomine dei presidenti delle Camere. Due mosse e la partita si è chiusa. Bravi.
In democrazia, pessime sono solo le leggi maggioritarie, tipo quella francese con il ballottaggio: infatti ha portato al potere, con meno del 25% dei voti un bonapartista. Che poi costui si chiami MarineLePen o EmmanuelMacron, che sia un fascistoide 2.0 o un massone 2.0 è irrilevante. Se volete, cercate di copiare con intelligenza il modello svizzero, quello che fa largo uso di referendum popolari, per arrivare a praticare la democrazia diretta. Sarebbe la forma ottimale per un “secolo ventoso”, squassato come sarà dal vento della storia, una successione di crisi continue, di cadute e di riprese brevi, ove disagio e speranze si alterneranno.
In questa tornata elettorale, quasi il 70% dei cittadini vi ha votato non perché ha fiducia in voi tre (non vi conosce, salvo aver capito che siete tre persone sincere e perbene) ma perché ha voluto liberarsi dell’establishment al potere, il Pd di Matteo Renzi e Fi di Silvio Berlusconi compresi. E’ stata una rivoluzione vera e propria, dove al posto dei forconi hanno usato le schede. Quindi, che vi piaccia o meno, dovete trovare un accordo per governare e normalizzare la rivoluzione, questo vi è stato chiesto. Come avrete notato, quelli dimissionati fingono che nulla sia avvenuto.
Le situazioni politiche, economiche, culturali del paese Italia e del continente Europa (la scorciatoia dell’exit sarebbe idiozia pura, ricordatelo) sono talmente gravi che ci vorranno lustri per uscirne, quindi si impone una strategia di piccoli ma indefettibili passi nella direzione di riposizionamento del modello.
Questo risultato elettorale è solo in parte merito vostro, è soprattutto colpa della vecchia classe dominante squalificata, che ha perseguito la follia strategica di pensare di poter continuare a governare con un fantomatico Partito della Nazione (Renzi-Berlusconi-Bonino), leader ormai squalificati. Non buttate questa opportunità, soprattutto non perdete l’occasione di presentarvi alle prossime elezioni europee del 2019 con una piattaforma comune, quanto meno sul tema Europa. Ci siamo, dobbiamo restarci, ma come ci stanno Germania e Francia: ognuno pratica anzitutto l’interesse nazionale, non cedono nulla di sovranità, anche se ne parlano, ma la cessione vale solo per gli altri. I nostri cittadini se ne sono accorti, infatti considerano “questa” Europa sempre più matrigna.
Un ultimo consiglio di un vecchio signore interessato solo al futuro dell’Italia. Non impiccatevi alle promesse fatte e alle parole usate in campagna elettorale. Un solo esempio, ma potrei farvene decine: la locuzione “reddito di cittadinanza” inserita nel Ceocapitalism oggi dominante significa non quello che intendono i cinquestelle, ma “dividersi la povertà”. Che è poi la filosofia che sta alla base della “share economy” venduta come futuro dell’umanità. Il tema strategico invece è uno solo, il lavoro. Tutti gli altri temi (immigrazione, sicurezza, tasse, pensioni, povertà, debito) ad esso devono essere ricondotti, altrimenti dalla crisi non usciremo mai.
Cari amici, la politica (vera) è come la matematica insegnata alle scuole medie: guai “saltare i passaggi”, specie quelli che sembrano semplici.
Auguri di cuore.
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