Mi ero quasi convinto che questo governo sarebbe durato fino al termine della legislatura (5S, renziani, forzisti, sinistra estrema, non avevano prospettive, dovevano rimanere legati ai loro scranni). Ora invece sono dubbioso sulla sua durata. Che l’establishment voglia abbatterlo? Il momento sarebbe favorevole? E se sì attraverso una battaglia navale simile a quella di Lepanto? Con i centri sociali europei mascherati da musulmani (Carola Rackete nelle vesti di Müezzinzade Ali Pascià) e le forze giallo-verdi travestite da veneziani-papalini (Matteo Salvini nelle vesti di Sebastiano Venier). La scelta dei centri sociali, costituiti in gran parte da figli dell’establishment, è intelligente, sono i più motivati per la spallata finale alla triviale leadership giallo verde.
Non avendo nulla da fare (del Cancro si occupano Dario e Umberto) mi posso dedicare a questo aspetto della vita politica italiana, con divertita serenità. Non so nulla di politica politicante, sono un analista di business, credo di saper miscelare e valutare segnali deboli colti dai diversi comportamenti organizzativi della classe dominante, in termini di strategie e di comunicazione. L’establishment lo conosco in tutte le sue sfaccettature, facendone parte da oltre quarant’anni e studiandolo da sempre. I miei colleghi hanno curricula fantasmagorici, detengono tutte le leve del potere, ma, detto fra noi, sono culturalmente sopravvalutati. Soprattutto sono carenti nelle scelte dei collaboratori operativi, fermi come sono al profilo di “Ambrogio” (Ferrero Roche).
Prendiamo Carola Rackete: era riuscita a salire alla ribalta e subito si spoglia davanti a Der Spiegel e a Repubblica. Che fretta c’era nel dichiararsi apolide, cosmopolita, eroina dei diritti umani, ambientalista, immigrazionista, intellettuale (pardon, amica di accademici)? Troppo di troppo, comunicato in troppo poco tempo, con troppa sciatteria. Ha trasferito la sensazione di essere, in realtà, forse a sua insaputa, il che sarebbe ancora peggio, il comandante di una nave negriera 2.0 per fornire manodopera a basso costo a questa Europa impotente a procreare.
Cari colleghi vi conviene puntare su di lei per guidare la battaglia navale contro Matteo Salvini? Non c’è dubbio che il momento possa essere propizio. Questi, in termini di comunicazione, sta perdendo colpi, sta andando in overdose: troppe parole, troppe in libertà, troppi nemici, troppo cibo (fa caldo, possibile che non beva mai?), troppo all’aperto, troppo agitato (i suoi elettori vogliono che si riposi nel buio della sua casa). Il tema della migrazione che ci terrà occupati tutta l’estate, nell’opinione pubblica non radical chic, ormai è chiaro: non esistono i “naufraghi a pagamento”, le ONG acquatiche sono il terminale (onesto certo, ma ottuso) di una filiera criminale. Smontare questa verità o percezione è tecnicamente difficile, anche se domini tutti i media.
Ciò detto, osservo divertito come i miei colleghi non abbiano accettato la scelta elettorale dei cittadini. In realtà vorrebbero comandare sempre loro, perché si considerano “competenti” su tutto e più bravi di tutti. In realtà della vita vera poco sanno, visto che non la praticano, non uscendo mai dalla loro Ztl, se non per andare in altre Ztl marine o montane. Non hanno capito che la maggioranza silenziosa degli italiani ha votato scientemente i giallo verdi un anno fa (e alle europee li ha rivotati, seppur cambiandone i pesi), pur sapendo che i 5S operativamente sono degli incapaci e quelli della Lega sono imbarazzanti in termini di comunicazione. I cittadini volevano semplicemente liberarsi di lor signori, dopo un quarto di secolo di fallimenti (percepiti, of course) praticati da “competenti”.
Penso che le grandi tensioni politiche che stiamo vivendo siano, di certo sgradevoli, ma molto positive. Probabilmente siamo al capolinea della Seconda Repubblica e siamo entrati in una fase di rimescolamento delle carte che porterà a fratture nei partiti attuali e a riposizionamenti politici di nuovo tipo. I maggiori problemi strutturali sono a sinistra e al centro dello schieramento.
Il Paese ha bisogno, per il gioco democratico, sia di un partito di sinistra sia di uno di centro, visto che l’area di destra pare definita (al centro la Lega, alla sua destra FdI e parte di FI, alla sinistra i 5S “governativi”). Attraverso un processo di scomposizione e di ricomposizione dovrebbe nascere un partito di centro, perché no il tanto agognato dai colti Partito della Nazione? A me ricorda “Il viaggio di G. Mastorna, detto Fernet” di Federico Fellini. Sulla carta è facile assemblarlo: un pezzo del Pd (i renziani), un pezzo di FI (i berluscones), quindi i variegati cespugli che fanno riferimento ai cosiddetti “competenti”. Stessa cosa dovrebbe avvenire a sinistra dove arriveranno i 5S duri e puri, chiudendo così il cerchio dello smantellamento grillino. La sinistra dovrà tornare ad avere una sua dignità, smetterla di essere una portatrice d’acqua (voti) della classe dominante della quale è stata succube per un quarto di secolo (si è visto come si è ridotta, e così è stato in tutta Europa).
La battaglia di Lepanto 2.0 la vincerà Alì Pascià e Sebastiano Venier sarà impalato o viceversa Ali Pascià scomparirà per sempre in una nuvola di cipria? Come diceva Filippo Tommaso Marinetti “Abbiate fiducia nel progresso: ha sempre ragione anche quando ha torto ….”. Prosit.
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