Nelle dinamiche del potere, in politica così come nelle aziende, c’è un momento in cui una decisione, all’apparenza limitata, assume una valenza di cui nessuno, sia chi la decisione l’ha presa, sia chi l’ha subita, ne comprende l’impatto profondo. Paolo Gentiloni e Marco Minniti sull’immigrazione avevano preso due decisioni all’apparenza leggere, che possiamo sintetizzare così: 1. Pre mini blocco navale; 2. Mini regolamentazione delle Ong acquatiche. Leggere in un paese normale, sconvolgenti nel nostro. Così sarà?
Queste due decisioni si sono però inserite in un contesto popolare paragonabile, ovviamente estremizzando, a quello che i geologi terrestri chiamano “subduzione” quando i magmi sotterranei che fanno muovere la placca tra le macro fratture terrestri si trasformano in potenti movimenti tellurici cavernosi. Per anni abbiamo subito una politica governativa sull’immigrazione di sistema, distonica rispetto a quella comunicazionale che ci veniva propinata dai politici di regime, con il supporto delle élite, della Chiesa di Bergoglio, dei media. E nel sottosuolo psicologico del paese montava e si consolidava una rabbia sorda e feroce.
A poco a poco i cittadini hanno capito che: a) I rifugiati erano un’infima minoranza e chiaramente individuabili (relativamente poche famiglie ove erano presenti nonni, genitori, bimbi, con i volti devastati dalla paura e dalle sofferenze: questi li hanno accolti con doverosa sensibilità); b) Ma per oltre il 90% dei migranti si trattava di giovani maschi, non certo affamati, anzi in perfetta forma, persino con debordanti eccessi ormonali, che avevano pagato da 3 a 5.000 $ per arrivare in Europa alla ricerca di opportunità economiche migliorative (5.000 $ nell’Africa subsahariana o in Bangladesh sono un patrimonio, quindi si trattava non di fughe di affamati, ma “investimenti” di famiglie benestanti, come fu l’immigrazione in America dei nostri nonni a inizio ‘900). A differenza di allora dove lavoro e abitazione erano prerequisiti, questi avrebbero dovuto inserirsi in un tessuto sociale come l’attuale in Italia connotato da altissima disoccupazione, ovvero occupazione precaria, quindi erano vissuti come concorrenti, sia per un lavoro, sia per un’abitazione. Quelli che sostenevano come l’immigrazione selvaggia fosse utile al padronato per tenere basso il costo del lavoro, vero o falso che fosse, apparivano ai più dei nostri concittadini credibili; c) Nessuno capiva perché certe Ong acquatiche avessero messo in piedi una specie di “catena di montaggio” per portare quanti più migranti in terraferma, però solo sul territorio italiano: cosa c’era sotto questo fordismo estremo?; d) Il presunto esodo biblico dall’Africa e dall’Asia verso l’Europa, che sarebbe durato almeno fino al 2050 (sic!), caro agli intellò e ai salotti radical chic, via via si sgonfiò, diventando ciò che era sempre stato: una colossale fake news propinata dalle istituzioni per motivi politici di bottega o per seghe mentali intellettualistiche.
Nelle prossime settimane, via via che gli alibi dell’establishment cadranno, le verità finora sotto taciute verranno alla luce, e nell’alveo della grande intuizione di Giovanni Falcone “Segui i soldi e troverai la mafia” ne vedremo delle belle, soprattutto capiremo meglio il degrado morale delle nostre élite.
Riccardo Ruggeri