IL GESU’ BAMBINO TEDESCO E LA BEFANA FASCISTA DELLA MIA INFANZIA

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Nella mia infanzia due personaggi dominavano la scena dalla vigilia di Natale all’Epifania. Mai riuscii a vederli, perché arrivavano quando io dormivo. Erano Gesù Bambino (scoprimmo poi che era tedesco) e la Befana (detta anche Befana del Duce. Volete saperne di più? Digitate befana fascista). Erano doni stile reddito di cittadinanza, senza un briciolo di meritocrazia ma a me quel mistero dell’attesa piaceva.

Scoppiata la guerra, nel Natale 1941 il Gesù Bambino (tedesco), portatore di doni, improvvisamente scomparve, nessuno nella mia famiglia ne parlò più. I miei genitori non diedero allora alcuna spiegazione della sua scomparsa. Molti anni dopo scoprii che la figura che mi avevano spacciato come Gesù Bambino derivava, a loro insaputa, da una tradizione tedesca (il Cristkind risalente a Martin Lutero e che aveva sfondato nei ceti poveri in Piemonte, nella bassa Lombardia, arrivando forse fino a Verona per congiungersi al Brennero, alla Baviera). Forse, conosciuta questa storia, i miei genitori preferirono troncare ogni rapporto, considerando Cristkind una quinta colonna nazista. Era un periodo drammatico quello, dove bisogna scegliere con chi stare. I miei genitori rifiutarono pure la Befana fascista che si presentava in forma di pacco (prevedo una prossima Befana di Bezos). Così entrambi i personaggi lasciarono la nostra casa. A Natale mi rimase però il buono per visitare il grande presepe meccanico della Chiesa Santissima Annunziata di via Po. C’è tuttora, tecnicamente molto migliorato, ma io lo ricordavo diverso, più mistico.

Scomparso il Gesù Bambino tedesco, rimase il Gesù adulto, quello vero, al quale, da sempre, mi rivolgo ogni sera prima di addormentarmi. A Natale, come faccio ogni anno, ho parlato dei miei sogni e dei miei obiettivi nascosti per il 2020. Il sogno è che Zafferano.news possa giocare le sue carte (speriamo non siano scartine) nel grande risiko conseguente all’arrivo, con idee nuove e quattrini vecchi, dei consulenti anglosassoni di Exor sul mercato editoriale italiano. L’obiettivo personale invece è lo stesso che perseguo da una vita: stare fuori dallo Zoo del politicamente corretto, luoghi frequentati da quell’orrenda genia di folletti colti e presuntuosi che trovi ovunque, dai salotti, alla politica, ai social.

Di riffa o di raffa al 2020 ci sono arrivato, sono vecchio ma per fortuna sto invecchiando bene, come mia mamma. Lei, fino alla fine rimase l’operaia anarchica carrarina, mite e sorridente, atea e mangiapreti (volle darmi l’opportunità di diventare cattolico: ci riuscì), ma sui valori della libertà non mollò mai, fu sempre contro. Dopo aver convissuto con costoro da trent’anni confesso la mia stanchezza, non ne posso più del loro Ceo capitalism, delle loro seghe mentali avvolte nella fuffa, dei loro tweet, del loro vivere da cuscute alle spalle dei poveracci.

Comunque, tranquilli, nel 2020 in Italia non dovrebbe succedere nulla di eclatante, salvo il continuo degrado delle infrastrutture morali e fisiche del Paese (ponti e dignità politica). Le elezioni? Non ci saranno, perché non convengono a nessuno, neppure a noi della stampa. Vedrete, nel 2020 noi saremo tutti tesi a cercare di salvare le nostre cadreghe, terrorizzati dal grande risiko digitale dell’editoria. Potete esserne certi, saremo prudenti e allineati nello scrivere, quindi non verremo letti da nessuno. Dimenticheremo l’immortale battuta di Winston Churchill “Potevano scegliere fra il disonore e la guerra. Hanno scelto il disonore e avranno la guerra”. Auguri a tutti!

Zafferano.news

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