Sarà arrivato il momento tanto sognato da noi quattro gatti, liberali senza “se” con però un “ma”: il rispetto della legge e dei magistrati? Da anni ho un sogno: che la Corte Suprema e l’Antitrust americano si trasferiscano, armi e bagagli, a Silicon Valley, e comincino a passare al setaccio quel mondo osceno, estirpando, senza pietà, la mala pianta del monopolio cultural-industriale e del rifiuto di assumersi le responsabilità personali che competono ai vertici di qualsiasi organizzazione umana. Il modello di business concepito dalle felpe californiane è già nato al limite, volutamente, basta un nonnulla per scivolare nella criminalità mafiosa. Per me, da Uber in giù ci sono già scivolati, tutti.
Sapranno le persone migliori dell’Occidente, quelli che prima di essere cittadini-consumatori sono cittadini tout court, leggere il caso di Steve Stephens (in quel di Cleveland ammazza un altro afroamericano come lui, una persona scelta a caso, e mette su Facebook il video relativo) con “occhi puliti” e trarre le doverose conclusioni? Per me sì.
Basta dichiarare un’ovvietà, pronunciare una locuzione elementare: “Facebook è una media company, punto”. Mi pare ovvio che Mark Zuckerberg debba essere processato e condannato, come un comune direttore di un qualsiasi giornale o tv. La sua difesa è nota: “Facebook è una tech company, in ogni caso, controllare 1,86 miliardi di utenti è umanamente impossibile”. La risposta è banale: “Se non vuole finire in galera, cambi modello di business, con quello presente la responsabilità è solo sua, punto”.
Caro Mark, il genietto è uscito dalla lampada, niente sarà più come prima, neppure un maghetto come lei ci riuscirà. Sorry.
Riccardo Ruggeri