L’amico chirurgo-oculista Giuseppe Maria Demarie mi ha sostituito lo stanco cristallino originale con uno “artificiale” e consiglia un po’ di riposo. Ma il Cameo incombe, sabato deve uscire, comunque. Affidarsi alla “Ai”? No! Mai un Cameo “artificiale” a mia firma. Che fare? In archivio ho trovato un Cameo del 2011 (sotto virgolettato) che, sostituiti nomi ed episodi, sembra scritto ora. Lo copio.
“Siamo diventati dei voraci consumatori di storia e di parole. Pochi mesi, e le “primavere arabe” sono già archiviate. I gelsomini tunisini sono subito appassiti, i salafiti sorridono. In Egitto hanno vinto i Fratelli Musulmani (sono uomini “invernali” più che “primaverili”), in Arabia Saudita se la sono cavata dando la patente di guida alle donne, in Siria sta calando il silenzio (feroce) di Assad, lo stesso in Algeria, in Libia poi tre loschi leader occidentali (Obama, Cameron, Sarkozy), gabbando Napolitano e Berlusconi, a suon di bombe hanno ucciso un satrapo criminale sostituendolo però con un trio peggiore, provocando danni incalcolabili all’Italia.
Nel frattempo, è esploso l’autunno americano; tranquilli in Europa è già inverno. La crisi parla inglese, ma i giovani hanno scelto la lingua spagnola per connotarsi come “indignados”. Nato come titolo di un losco libello, scritto da un losco francese, l’uso della lingua spagnola gli ha dato dignità. E’ giunto il momento che ciascuna generazione si assuma le sue responsabilità. Questa crisi ha origini lontane, e la prospettiva è che duri molto più di quanto immaginiamo.
Ero in Giappone nei primi Novanta (Presidente di Fiat-Hitachi, ndr) quando scoppiò la “bolla”. Un ex presidente del Miti (Confindustria e Ministero Commercio uniti) mi disse “La crisi, se l’affronteremo con “aspirine”, per via della pace sociale, durerà 20 anni”. Così fu, e così sarà anche per noi. Rassomiglieremo ai malati di tisi della mia infanzia, individui sfiniti dal mal sottile, che nessuna abbronzatura del sanatorio prealpino riusciva a nascondere.
Trovo ridicolo il “giochino” che sta impegnando, dal 2008, la classe dominante euro-americana (copyright Angelo Codevilla) nello stabilire i colpevoli della Grande Crisi. Tempo perso, i colpevoli sono il loro losco CEO capitalism, e loro stessi, che da quarant’anni si succedono al potere. E’ dal Sessantotto che vengono educati, selezionati, cooptati, come tanti cloni intercambiabili. Di conseguenza, il successore è sempre peggio del predecessore. Un esempio: al netto del fascino personale dei singoli Presidenti, in termini di risultati, Clinton è stato peggio di Bush sn, Bush jr peggio di Clinton, Obama peggio di Bush, il successore di Obama sarà peggio di lui.
Già negli Ottanta, il mitico Alan Bloom (“La chiusura della mente americana”, sempre sul comodino), studiando l’evoluzione dell’insegnamento nelle università americane era giunto a questa conclusione. Aveva capito che i primi di loro giunti al vertice erano “finti”, avevano curricula perfetti, capacità di analisi sofisticate, ma erano inetti nelle decisioni, sia come rapidità che come qualità. I segnali deboli c’erano tutti: amavano la cooptazione non il merito, gli algoritmi in luogo del ragionamento, l’avidità del denaro (bonus e stock options) piuttosto che la soddisfazione sui risultati, le loro leadership erano tutte focalizzate sulla comunicazione, mai sui problemi. Erano al contempo “vendibili” e “comprabili”.
L’aspetto curioso degli “indignados” è che appartengono alla medesima classe sociale altoborghese, hanno le stesse camicie bottom down, gli stessi valori, dei loro padri, zii, nonni asserragliati a Washington, NY, LA. Questi indignados sono una strana fauna: paiono dei vecchi vestiti da giovani, chiedono di dividere i patrimoni di famiglia, non di partecipare a creare nuova ricchezza, dichiarano di “non avere idee ma candore morale”; di cogliere i lavori disponibili non se ne parla, sognano l’appannaggio, il reddito, domani la pensione, senza capire che sarà l’anticamera di quel gigantesco Ospizio* che Europa e America stanno diventando. (*copyright mio o di Eduard Limonov?)
C’è un termine spagnolo, “avergonzados”, che significa provare vergogna: mi pare si attanagli alla loro condizione più che “indignados”. I loro padri, zii, nonni in 40 anni ci hanno portato alla situazione attuale, e lo hanno fatto senza provare vergogna, anzi. Almeno la smettano di sfilare, si rimbocchino le maniche, lavorino duro, si guadagnino la mercede, non pretendano l’appannaggio.”
Questo scrivevo nel 2011, oggi, seppur con “cristallino nuovo ma artificiale”, lo confermo. Prosit!