In Italia stiamo vivendo un momento difficile, somatizziamo persino un tema a noi lontano, come quello degli “ordini esecutivi” di Donald Trump. I nostri media si eccitano sul nulla: i “dem-rep” (Obama-Bush-Clinton) non hanno accettato il risultato delle elezioni, punto. Miserabile la motivazione: dopo un quarto di secolo di potere assoluto, rifiutano di vivere senza il potere. Spaccano vetrine e fanno falò: ridicoli black bloc di Park Avenue. Un problema psicologico il loro, limitato a due città (New York e San Francisco), una Valle (Silicon), uno studio cinematografico (Hollywood). L’America può vivere senza di esse, loro non possono vivere senza l’America. In primavera, chi vuole, leggerà l’analisi completa sul mio libro America, un romanzo gotico (Marsilio).
Nel frattempo l’establishment europeo non riesce a metabolizzare il “dopo” Brexit-Trump. I popoli invece hanno subito trovato la strategia per liberarsi di loro, il voto: a) se di destra boccia candidati moderati; b) se di sinistra sceglie candidati estremisti (vedi Francia). In Italia, il candidato (finto sinistra) dell’establishment, Matteo Renzi, è stato uccellato, lui e i suoi mandanti ora non sanno più che fare, al contempo i “sovranisti” vogliono uscire dall’euro (impossibile), mentre la “globalista” Merkel, per salvare la cadrega, vuole l’Europa a due velocità (che vogliano uscire “loro” dall’euro?).
La Consulta bocciando l’Italicum ha salvato l’establishment da una sicura sconfitta al ballottaggio (vittoria M5s modello Torino), regalando loro un premio di maggioranza per la “lista” che arrivi al 40%, e i “capilista bloccati”. E qui si apre un gioco intellettuale molto bello. Non essendo io un politologo, lo tratto, per evitare di dilaniarci, da divertissement.
Mi rifugio negli anni Venti del Novecento (“Il mondo non finirà con un’esplosione, ma con un fastidioso piagnisteo”, scrisse profetico Thomas Eliot). Per un secolo si fecero quantità industriali di piani che avrebbero portato al mondo perfetto, tutti fallirono nell’execution. Due le conclusioni: i piani erano giusti ma le élite sbagliate; il mondo perfetto non è fattibile.
Per l’Italia di oggi il riferimento più logico sono proprio gli anni Venti, e ruotano intorno a una legge elettorale, l’”Acerbo”, che portò, democraticamente, al potere Benito Mussolini. Il modello si ripeté con l’”Italicum” che però, ancor prima di scattare, depose, democraticamente, Matteo Renzi. Il nuovo Italicum uscito dalla Consulta è un ircocervo, sembra un “proporzionale” (ed ecco le élite piagnucolare sulla governabilità), in realtà è un “maggioritario” travestito, grazie al premio (molto alto) se si supera il 40%.
La Consulta, forse a sua insaputa, ha in realtà creato la legge perfetta per l’andata al potere, democratica, delle forze antisistema (basta che si apparentino) e l’impossibilità di accedervi per le forze riconducibili all’establishment. Esattamente ciò che parrebbe voglia il popolo. Il caso America è stato più geniale: far percepire come anti establishment uno dell’establishment. Ma dietro a Trump c’è la ciccia, il potente apparato industrial-militare che per un quarto di secolo aveva dovuto subire l’umiliazione di avere presidenti-eunuchi come Clinton-Bush-Obama.
In Italia, l’unica soluzione logica sarebbe preparare, però prima delle elezioni, due “Listoni”, ove forze anti e pro sistema si sfidino, avvalendosi del privilegio dei capilista bloccati. Il Listone antisistema (M5s, Lega, Destra) vincerebbe facile, ma non ha il leader, l’altro “Listone” (di taglio ulivista: Pd, Sinistra, sfridi di Fi e l’intellighenzia, alta o stracciona che sia) non avrebbe i numeri, ma potenzialmente ha un leader.
Il Listone anti sistema vince facile se trova un simil Trump: un uomo dell’establishment ma percepito anti. Difficile, non impossibile.
Il Listone filo establishment ha un solo candidato presentabile. Paolo Gentiloni (“rifatto”), perché ha il potere. Simuliamo che affronti, con brutalità, il tema immigrazione e lo faccia applicando il protocollo Salvini (blocco navale e rimpatri massicci). Come corollario una politica sul “lavoro” modello Trump, e il gioco è fatto. E’ un divertissement? Chissà.
Riccardo Ruggeri