Sono un grande appassionato di metafore, come diceva l’enigmatico poeta Wallace Stevens “La realtà è un cliché da cui fuggire con la metafora”. Una di quelle che amo di più la si trova nel racconto del quarto e ultimo viaggio di Lemuel Gulliver. Recentemente ho letto un’intervista all’anglista Luciana Piré, anche lei affascinata da questa storia che, come ovvio, sa raccontare molto meglio di me.
Gulliver è giunto su un’isola abitata dagli Houynhnms, i cavalli saggi e virtuosi, talmente perbene che non hanno parole per indicare guerra, castigo, falsità. Ma è pure abitata dagli Yahoo (senza punto esclamativo), una razza di umani abbruttiti e spregevoli, quanto di più vicino allo stato bestiale si possa immaginare (a me ricordano qualcuno). Si direbbe che Jonathan Swift voglia dirci che noi dobbiamo sì tendere ai valori incarnati dai cavalli ma, al contempo, voglia pure ricordarci l’importanza di riconoscere come le pulsioni del corpo facciano parte della natura umana. La sfida sta proprio nel trovare un equilibrio fra i bassi istinti e l’intelligenza della ragione. Una sfida appunto, non una soluzione.
Il 4 marzo che succederà se, con un colpo d’ala gli elettori si identificassero nei saggi cavalli Houynhnms, anziché negli spregevoli Yahoo senza punto esclamativo? Come minimo saremmo tutti spiazzati. Grazie reverendo Jonathan, della meravigliosa metafora regalataci, valida sia negli anni Trenta del Novecento che negli anni Dieci del Duemila, due periodi che hanno pesanti, seppur imbarazzanti, lineamenti comuni.
Riproduzione riservata