Il “virus” ha sconvolto tutti i protocolli della nostra vita. Mi pongo una domanda. Tutte le leadership mondiali di ogni colore politico hanno dimostrato di essere sullo stesso livello: velleitarie, inette, confuse, bugiarde, sempre in ritardo sui fatti. Che fare? Certo, dobbiamo seguire le direttive che ci vengono imposte da costoro, partendo dall’ipotesi che abbiano informazioni che a noi sono precluse, e quindi sia corretto adeguarsi. Lo si faccia scrupolosamente. Ciò non toglie che qualche perplessità la si abbia quando i protocolli sono gli stessi di quelli in uso nelle città dell’Alto Medioevo: “con gli ispettori che percorrevano i vicoli per verificare che nessuno uscisse e con l’occasione, affacciandosi alle singole finestre, si contassero i morti e i vivi”.
Non ricordo nulla di simile, in occasione dell’asiatica del 1957, che pure aveva consuntivato 30.000 morti colpendo 26 milioni di cittadini (uno su due). Mia mamma ed io, entrambi operai Fiat, continuammo ad andare in fabbrica. C’era un’ovvia preoccupazione, ma non angoscia come ora. Comunque, così è stato deciso, e così si deve fare.
E’ un mese che sto chiuso in casa, con la prospettiva di starcene un altro, dopo che mia moglie è stata ricoverata per la frattura del femore, operata, spostata in un secondo ospedale, e ieri dimessa. Medici e infermieri sono stati meravigliosi, perché ricchi di umanità, il Governo dei vanitosi scappati da casa pessimo, non ci hanno consegnato neppure le mascherine prenotate da tempo in farmacia. Il corpo sanitario italiano ha impartito una lezione sul campo a questo mix di micidiale burocrazia romana-scappati da casa. Non avevano neppure un Piano B che non fosse la solita crisi finanziaria pianificata dagli algoritmi. Non avevano previsto una crisi basata sull’economia reale. Della vita reale, delle donne e degli uomini veri, nulla sapevano. E nulla sanno, eppure blaterano, blaterano, ripetendo le loro formulette, chiusi nei loro superattrezzati bunker fisici e culturali.
Malgrado il “virus” mia moglie e io, esseri reali e insieme da 64 anni, ci siamo ricongiunti, rispetteremo il rigidissimo protocollo medico: io nella mia stanza, senza potermi avvicinare a quella di mia moglie, non dico per un bacio, ma neppure per una carezza. Giusto farlo, soprattutto per proteggere la persona che ha accettato di accudire mia moglie, il fisioterapista che viene ad aiutarla. Non possiamo cedere ora. Due anni fa, Gesù mi aveva anticipato che sarei morto per un carcinoma alla prostata, come ovvio senza fissare data alcuna. Pur cercando di spostare il più in là possibile il processo, l’avevo accettato. Non accetto invece che il carcinoma sia sostituito dal “virus”, uno è italiano, l’altro è cinese.
Per rifiutare il “virus” dobbiamo imparare a trasferire amore, umanità, solidarietà, solo con gli occhi. Naso e bocca, nell’epoca del “virus” dominante, sono organi inutili. Per comunicare, focalizziamo sugli occhi i nostri valori, la nostra emotività, i nostri sogni futuri. Tanto torneranno di moda, quando verranno politicamente “scremati” titolari e maggiordomi del modello politico, economico, culturale in essere (Giovanni Maddalena ed io, lo chiamiamo, nel nostro libro in uscita il 18 aprile: CEO capitalism), quanto di più imbarazzante abbia prodotto l’Occidente nella sua storia recente. Ha ragione Papa Francesco: “Ci siamo lasciati assorbire dalle cose e frastornare dalla fretta … Abbiamo proseguito imperterriti, pensando di rimanere sempre sani in un mondo malato”. Parole sacrosante, il mondo, questo mondo sgangherato nato trent’anni fa, è pure molto malato, ha bisogno di cure radicali.