Berlusconi ha 80 anni? Non ci posso credere. Non l’ho mai considerato umano, un diavolo che si trasformava in angelo o viceversa, per un ventennio presente nelle nostre vite. Ora scopro che, tornato umano, ha superato di slancio il limite di età indicato dal Salmo 90, complimenti. E’ l’ultimo dei cinque cavalieri bianchi, Michele Ferrero, Gianni Agnelli, Bernardo Caprotti, Carlo De Benedetti, che hanno connotato la seconda metà del ‘900, come Vittorio Valletta e Enrico Mattei ne avevano connotato la prima. Questo Pantheon di personaggi è solo mio, nessuna pretesa che possa valere per altri, essendo personale il criterio di scelta: un giusto rapporto fra il rispetto della dignità del lavoro e il profitto imprenditoriale, diverso per ciascuno dei cinque, come ovvio. Con Gianni Agnelli presidente Fiat ho trascorso gran parte della mia vita, con Carlo De Benedetti ho lavorato per un periodo breve ma intenso, Bernardo Caprotti l’ho ammirato da lontano, di Michele Ferrero sono stato consulente, un periodo in cui mi sono sentito troppo retribuito per il contributo fornito. La mia ammirazione per lui è stata totale, è diventato uno dei 62 uomini più ricchi del mondo rispettando la dignità dei suoi collaboratori (il paternalismo albese, simile a quello vallettiano, è stato l’unico antidoto liberale al capitalismo classico, per non farlo precipitare, come poi purtroppo è accaduto, nel fascistoide ceo capitalism). Lui sempre rispettò le leggi e i magistrati, voleva bene al lavoro e ai lavoratori, mantenne uno stile di vita consono a coloro che molto hanno avuto e dato alla società. Un mito.
Silvio Berlusconi non l’ho conosciuto personalmente, l’ho studiato a lungo, partito come impresario di spettacoli, si buttò in politica indossando gli stessi vestiti di scena (per salvare l’Italia dal “comunista” Occhetto o per salvare le proprie aziende fallite, in termini storici poco conta), ebbe successi di ogni tipo, poi una lunga serie di sconfitte, queste l’hanno trasformato, a poco a poco, in un fine politico. Proprio quando una sentenza passata in giudicato lo espulse dal Parlamento, mentre tutti noi lo invitavamo a godersi le sue ricchezze, la politica divenne la sua vita. Salvo averlo votato nel 1994, non sono mai stato né berlusconiano né anti (come oggi, né renziano né anti), ma col passare del tempo, mentre ho colto sue evidenti carenze di un businessman ormai datato (vedasi i casi Milan, Bollorè), nell’ultima sua stagione sembra aver capito meglio come funziona questo mondo. Con il Partito della Nazione si romperebbe per sempre l’unità del paese, così come l’Italicum, uno strumento nato vecchio, per un mondo che sta dissolvendosi. In un periodo di crisi drammatiche come le attuali, senza prospettive serie di un loro superamento, diventa prioritaria la rappresentatività piuttosto della governabilità. Questa è garantita, alcuni dicono perfino in modo eccessivo, da Francoforte e da Bruxelles, dai trattati e dai loro sacerdoti. La nostra governabilità pare essersi ridotta alla penosa sceneggiata annuale della cosiddetta “flessibilità”, un’autorizzazione a fare debito che pagheranno i nostri disgraziati figli e nipoti. Berlusconi ha capito che per la classe media, quella che conosce meglio e che l’ha seguito, il combinato disposto riforma costituzionale-Italicum andrebbe a favore proprio quelli destinati a diventare anatre zoppe. Immagino la soddisfazione nel vedere Merkel copiare, bovinamente, sue antiche intuizioni, andando a scambiare “quattrini con campi di concentramento”. Quando Berlusconi concordò con Gheddafi una tangente di cinque miliardi, spalmata però su dieci anni (non quattrini, ma lavoro italiano!), purché non facesse partire i barconi (oggi ne spendiamo altrettanti, però ogni anno) tutti lo sbeffeggiarono. Ora che le tangenti criminali le dà la Signora Merkel, prima all’osceno Erdogan poi al Generale al Sissi per fare muri e campi di concentramento, tutti zitti. Chi l’avrebbe mai detto che le sue maggiori soddisfazioni sarebbero arrivate a 80 anni, osservando il fallimento dei tre che gli sono succeduti, e della sua mortale nemica.