Messa in berta, prima la Presidenza della République, poi la maggioranza assoluta dell’Assemblée nationale, Emmanuelle Macron ha finalmente parlato, dando un’intervista collettiva ai grandi giornali europei di regime. Primo giudizio, a caldo, di quelli che l’hanno ascoltata dal vivo: “audace”. Audace mi ricorda due prodotti mitici: a) La moto Guzzi Audace, diceva la pubblicità “appariscente, muscolosa, sfrontata”; b) Il profumo Audace, di Marcel Rochas “On doit respirer une femme avant même de la voir”. In questa fase sceglierei, anziché “audace”, il più morbido “sfrontato”. Per esempio, cosa resta delle parole “audaci” di Tony Blair? Bugie in quantità industriali e un patrimonio opaco.
Sono dell’idea che i “manifesti” dei politici appena eletti siano, nella sostanza, tutti uguali, in pratica un gigantesco copia-incolla, immagino elaborati da una App apposita. Che farne allora? Si archivino, così, nature, intonsi, per farli riemergere quando l’estensore via via trasformerà le chiacchiere in execution. Solo allora li si commenti, se si vuole li si combatta, li si distrugga: queste sono le regole di un giornalismo serio.
Mutatis mutandis, salvo la struttura e il linguaggio, è lo stesso “Manifesto” di John Kennedy, e via via, rivisto e corretto, di Bill Clinton, Tony Blair, Barack Obama, Silvio Berlusconi, Matteo Renzi. Concetti, locuzioni, battute che è impossibile non condividere, essendo pregne di banalità o di saggezza (vedete voi), e la fuffa, in questa fase, è ancora ben nascosta. Tutto dipende da come declini queste frasi-slogan. Sono andato subito a cercare, nel Manifesto, il termine “sogno”, che non poteva mancare, l’ho trovato e ho apprezzato la modalità con cui Macron l’ha configurato: “Non si tratta solo di applicare politiche a paesi o popoli. Bisogna convincerli, farli sognare (eccolo qua). La classe media delle nostre società ha cominciato a dubitare dell’Europa, perché teme di essere ignorata”, poi continua, fino a sputare il rospo “… mi batterò contro le ingiustizie della globalizzazione”. Che vuol dire? Tutto o nulla, solo con l’execution si capirà se è o no fuffa.
Inutile andare a commentare l’ovvio. Un esempio: ecco come se la cava sull’immigrazione “…. I rifugiati meritano ospitalità e umanità, ma bisogna ridurre decisamente i tempi per le richieste di asilo”. Che vuol dire? Nessuno discute i diritti dei rifugiati, se fuggono da una guerra. Proviamo a immaginare cosa avrebbero detto leader veri, come Charles De Gaulle o Margareth Thatcher, in una situazione popolare anti immigrati come quella attuale: “I rifugiati, tutti, hanno diritto all’asilo ai sensi della Convenzione di Ginevra. Gli altri, cioè i migranti economici, saranno immediatamente rimpatriati”. Soprattutto l’avrebbero fatto.
Comunque il Manifesto Macron è assolutamente esaustivo in termini di linee guida del programma e di filosofia politica. Io mi sono appuntato la locuzione che giudico chiave, e ad essa mi riferirò via via che Macron inizierà a operare. Eccola. “Su cosa verteva il referendum Brexit? Sul fatto che i lavoratori dell’Est occupavano posti di lavoro dei britannici. Gli europeisti hanno perso perché la classe media ha detto: Basta! Come potrei mai spiegare alla classe media francese che le nostre aziende vanno in Polonia perché il lavoro costa meno e intanto in Francia le nostre imprese assumono i polacchi perché costano meno?” E’ una frase perfetta, non si poteva dire meglio che il lavoro, e la sua dignità, vengono prima di qualsiasi conto economico o stato patrimoniale.
Lo anticipo ai lettori: se Macron declinerà la sua politica sul lavoro nel modo che ci ha detto, il Cameo si schiererà, diventerà macronista perché significherebbe che il ceo capitalism è andato in frantumi, stiamo parlando di un’altra Europa (“prima i nostri”), di un’altra “globalizzazione”, ergo si smantelleranno i monopoli privati e pubblici, i termini liberale, rispetto della legge e della magistratura, torneranno al loro significato originale, e verranno trattati di conseguenza. E le felpe californiane considerate per quel che sono: aziende canaglia. Tutto questo diventerà sul serio realtà? E allora “Vive Macron! Vive la France!”