Theresa May ha perso pur avendo vinto, Jeremy Corbyn ha vinto pur avendo perso: si sono elisi. Ormai lo scontro non è più destra versus sinistra, bensì “sopra” versus “sotto”, cioè establishment versus anti establishment, nel caso inglese sia l’una, sia l’altro, seppur con motivazioni diverse, erano entrambi riconducibili all’anti establishment. I conservatori della May hanno deciso di rispettare la volontà della maggioranza degli inglesi, prendere le distanze sia dai conservatori alla David Cameron, sia dai laburisti fighetti orfani di Tony Blair. Questi, i veri sconfitti, entrambi spiazzati dalla Brexit, avevano reagito nel modo più volgare possibile, dichiarando che quegli ignoranti, bianchi (sic!), operai e contadini non erano degni di avere il diritto di voto, visto il cattivo uso che ne avevano fatto. E’ dall’Ottocento che questi finti liberali vogliono che i voti si pesino e non si contino.
Provo a riassumere, secondo lo schema “establishment versus anti establishment”, dove allocare le principali leadership dell’Occidente. Osservando gli anti establishment si può concludere che hanno una caratteristica comportamentale in comune: l’eccentricità. Un candidato più eccentrico di Corbyn era difficile trovarlo, eppure il suo successo elettorale è stato straordinario, si è liberato definitivamente dalle scorie del blairismo, e si è candidato a governare.
L’America post Obama è il paese più spaccato di tutti, appena finito il conteggio dei voti i democratici, pur di tornare al potere, hanno iniziato il processo per portare all’impeachment di Donald Trump, lui sì un eccentrico a tempo pieno.
Curioso il caso francese: l’establishment rappresentato dai gollisti alla Sarkozy-Fillon e dai socialisti alla Hollande è stato spazzato via dallo sconosciuto Emmanuel Macron, difficile non cogliere pure qua un’evidente sua eccentricità (né destra, né sinistra). E’ riuscito a far passare, grazie anche a un sistema elettorale a dimensione di Generale, il messaggio che un alto borghese, per di più banchiere, possa rappresentare la maggioranza dei francesi, al contempo radicalizzandoli sia a destra (Le Pen) sia a sinistra (Jean-Luc Mélenchon). Un risultato ottenuto, dicono alcuni, grazie ai suoi completi di sartoria povera (appena 380 €), così, da oggi in Francia il celebre “bleu nuit” si chiamerà “bleu Macron” , dando un aiuto al made in Italy, visto che il suo sarto parigino Jonas & Cie. (rue d’Aboukir) usa tessuti della biellese Vitale Barberis Canonica.
Il caso italiano è emblematico e coincide con la traiettoria di Matteo Renzi: la sua eccentricità iniziale (teoria della rottamazione) si è burocratizzata in corso d’opera. Il No al referendum lo ha sconvolto, ha confuso la velocità con la frettolosità: disposto a tutto pur di tornare subito a Palazzo Chigi corre il rischio di non tornarci mai più. I pentastellati, eccentrici per definizione, si stanno incartando pure loro, con il ridicolo reddito di cittadinanza e con il fighetto Luigi Di Maio, ti condanni alla sconfitta. E’ un periodo di leadership brutte, sporche, cattive, coerenti con il mondo che ci ritroviamo.
In questo contesto di eccentricità delle leadership occidentali, alla disperata ricerca di “parole nuove e di leader intonsi”, emerge una figura inattesa ed enigmatica: Papa Bergoglio che dell’eccentricità ha fatto la sua cifra. Se ne è accorto un laico come Gian Enrico Rusconi (vedere La teologia narrativa di Papa Francesco, Laterza). Due pillole: a) “Nella sua Chiesa la teologia è diventata conversazione, espressività emotiva, flessibilità concettuale; b) “Dio è buono, manda suo figlio a riparare ogni cosa. Ma se non c’è peccato originale (come si evince quando Bergoglio parla di Adamo ed Eva), cosa dovrebbe mai riparare Gesù?”.
Siamo nel caos, tutti i nodi stanno arrivando ai diversi pettini, lo scollamento fra leadership e popolo si accentua, sogni e chiacchiere si scontrano con l’execution, la storytelling si sostituisce alla verità, le fake news istituzionali la fanno ormai da padrone. C’è una fotografia che riassume la realtà nella quale siamo immersi e spiega tutto: noi cittadini, terrorizzati, in fila per due, con le mani sulla testa, in cammino. Siamo arrivati a questo.