E’ nata una nuova macchina fotografica per i patiti delle vecchie fotografie su pellicola: si chiama Lab-Box. In realtà, è una camera oscura portatile. Dopo aver scattato, si inserisce la pellicola, si aggiunge il liquido sviluppante, si agita, pardon si shakera, e oplà la foto è pronta. E’ la prima foto sviluppata alla luce del sole, la vecchia camera oscura, nera come la pece, si è fatta solare: miracolo della tecnologia. Amen per l’oscuro passato. Per un futuro solare, Hallelujah (con il grande Leonard Cohen).
Lab-box è la metafora perfetta della percezione che ho del mondo che sta palesandosi in Italia, dopo il 4 dicembre 2016. Quella notte, non ci ha portato solo il certificato di morte di una giovane leadership, ma ben altro. E noi (io) non ce ne eravamo accorti.
Il Cameo è sempre stato fermo nell’interpretare la realtà, non allontanandosi mai dal rigore dell’analisi, se non cogliendo i suoi amati “segnali deboli”. Da qualche tempo, sento animalescamente che qualcosa di profondo è avvenuto, o sta avvenendo, non lo so spiegare razionalmente, lo percepisco, ne sono avvolto, mi turba, ma non lo capisco. So che il vento sta cambiando (mi dico: era ora), però ho un timore: da brezza si farà mica tempesta? Del macigno culturale e ipocrita del politicamente corretto applicato alla sicurezza dei cittadini e all’immigrazione selvaggia, nessuno di noi ne può più.
Se lo Stato non può garantire la sicurezza dei cittadini, neppure quando lavorano o riposano a casa loro, lo dichiari apertamente, se non lo fa mi pare ovvio che alcuni, forse sbagliando, “privatizzino” il problema. Non c’è dubbio che il limite psicologico sia stato superato: l’opinione pubblica avrà scelto dove vorrebbe andare?
Se lo Stato non è in grado di bloccare questa immigrazione selvaggia lo dichiari apertamente, senza nascondersi dietro l’Europa. Vent’anni fa gli spagnoli si sono fatto il loro muro, due anni fa altrettanto hanno fatto alcuni paesi dell’est, la più ipocrita di tutti, la Signora Merkel, si è fatto un suo accordo, politicamente criminale con un sultano medioevale, dandogli alcuni miliardi solo per non vedere i campi di concentramento dei migranti. Anche in questo caso, il limite psicologico è stato superato, l’opinione pubblica avrà scelto dove vorrebbe andare?
Così la magistratura (che delusione) ha perso l’attimo psicologico per essere, almeno lei, “diversa”. Non mi riferisco certo al perseguire i reati dei politici e delle élite: è nota l’arroganza di costoro, non amano essere inquisiti (loro), noi cittadini comuni lo sappiamo, e silenziosamente siamo sempre vicini ai magistrati. No, mi riferisco a un caso che più emblematico non può essere, quello dei due genitori del Monferrato che hanno compiuto il “reato di anzianità”. Per colpa non di uno, ma di una pletora di magistrati, è stato loro tolto il diritto primario di ogni uomo: essere genitore del proprio figlio. Il silenzio è stato imbarazzante, le scuse dell’ultimo magistrato della Procura, forse quello meno colpevole, non bastano certo. Spezzettare le responsabilità è inaccettabile, il Csm e il suo Presidente ne rispondano. L’incredibile motivazione della sentenza d’appello, poi ha fatto il resto. Che sia tutto legale (non ho alcun dubbio) è peggiorativo, perché significa che il sistema è ingovernato e ingovernabile. Si sarà rotto pure questo rapporto con la giustizia? Sarebbe drammatico.
Possibile che nessuno abbia capito (media compresi) che il cittadino comune ha sempre con se la sua camera oscura portatile, scatta in successione fotografie di ciò che lo circonda, in solitudine le processa, sui social le commenta, a casa le archivia, se le riguarda, e la sua rabbia monta, monta. Ho la sensazione che abbia detto, o stia per dire: basta.
Sono preoccupato, sinceramente preoccupato, temo la tempesta.
Riccardo Ruggeri