Quando ho un problema personale che mi angoscia, scrivo un libro.
Sono convinto che mi aiuti a rafforzare la mia umanità. Nei quaranta giorni in cui effettuai le trentacinque sedute di radioterapia che il mio amico, il professor Umberto Ricardi mi impose, salvandomi così la vita, scrissi “Il Cancro è una Comunicazione di Dio” . Mai mi ero sentito così umanamente coinvolto nella vita come quando fui a un passo dalla morte.
Invece, quando ho un problema serio, ma non personale, rileggo un libro, per carpirne un aiuto dalla storia umana che racconta.
A fronte delle reazioni patrizie europee ai dazi plebei americani, ho passato il fine settimana rileggendo “Confessione di un Borghese” di Sándor Márai, il classico “romanzo di formazione” del grande magiaro (per il pubblico divenne grande però solo dopo morto!).
Come ex imprenditore ed ex manager mi è chiaro da sempre che i “dazi” si mettono per difendere i propri lavoratori e il mercato domestico, e al contempo trovare nuovi equilibri commerciali con gli altri paesi. Alexander Hamilton (1757-1804) con i dazi creò la grande manifattura americana, facendo così grande l’America.
Sándor era l’ultimo esponente di una famiglia alto borghese a fine ciclo; con lui si sarebbe raggiunta la nota “fase a rischio della condizione borghese”: il default economico e il conseguente rientro a testa bassa nelle file della Plebe da cui proveniva.
Perché proprio quel libro? Perché rievoca, in modo magistrale, il crepuscolo di una Mitteleuropa vicina all’abisso (uscì novant’anni fa e ora Adelphi lo ha ripubblicato, e per ben distillarlo consiglio di leggerlo nel buio e nel silenzio della notte). L’attuale Europa medio-alto borghese del “voglio non posso ma lo voglio pure gratis” è la Mitteleuropa 2.0, dove al posto dell’Imperatore c’è una Baronessa. Curioso, quando le cose vanno male c’è sempre un tedesco al potere, che siano più adatti a ubbidire che a comandare?
Era umanamente terribile per il giovane Sándor vivere nello stesso palazzo dove c’era la Banca diretta dallo zio, dove dalle finestre della loro sala da pranzo si intravedeva il luccicante Grand Hotel, dove soggiornerà Francesco Giuseppe, Imperatore d’Austria e Re d’Ungheria.
Stupende le parole con le quali racconta la precarietà della sua vita nel drammatico declino economico e culturale del contesto che lo circonda.
Lui, nato benestante, scopre, con orrore, di essere destinato a morire povero (sarà così, addirittura si suiciderà) arrivando al punto di paragonarsi a un “mendicante cinese che sopravvive mettendo in mostra i suoi moncherini” .
Esattamente come già è stato per i deplorables del Midwest, resi tali dalla globalizzazione selvaggia, e pure ridicolizzati dall’ignobile mondo woke (che vergogna!). E come è, o comunque sarà, per la quasi totalità dell’ex classe media europea. Intere generazioni nate benestanti sono destinate, a fine percorso, a una povertà auguriamoci almeno dignitosa.
Sono certo che questo libro meraviglioso, vi farà vivere con più serenità questo momento di svolta dell’Occidente. Quando il mondo cambia, in meglio o in peggio poco importa, il cambiamento dobbiamo cavalcarlo, non subirlo. Oggi la propaganda europea tende a personalizzare tutto, ricordiamo che non è così, il nostro vero nemico non sono soltanto, a seconda delle diverse ideologie dominanti, Vladimir Putin, Donald Trump, Xi Jinping, Benjamin Netanyahu, Elon Musk, Bill Gates, George Soros, ma pure le nostre leadership e noi stessi. Da decenni viviamo e ci comportiamo al di sopra delle nostre reali possibilità, pensando che questo imbarazzante tenore di vita ci sia dovuto.
Scientemente, e stupidamente, abbiamo stressato il PIL fino a farne una divinità, scelto l’apparenza come stile di vita, i chiacchiericci in luogo di una seria comunicazione, l’odio reciproco come modalità, anziché convivere in amicizia e nel reciproco rispetto.
Chiudo con un verso di Sándor Márai: “credo nella dolorosa meraviglia dei poeti, credo nella gioventù, canzone felice”.
Ragazzi, siamo sull’orlo del burrone, fermiamoci! Riprendiamoci la nostra vita, buttiamo via le nostre sporcizie e torniamo a vivere, riafferriamo la nostra capacità di sorridere! Perché la vita lo merita, e ve lo dico con cognizione di causa. Prosit!