MINICAMEO
LA PENOMBRA DI MACRON
Emmanuel Macron frequenta il lycée Henry-IV, si laurea in filosofia nell’Università Paris Ouest, frequenta Science Po e ENA, fa il banchiere d’affari con Rothscild & Co.
Per lui l’apprendistato in politica non è iniziato attaccando manifesti sui muri del XVI° ma facendo, d’emblée, il ministro dell’Economia, per poi diventare Presidente della Repubblica. Incredibile? No, questo è il CEO capitalism !
Con un tale curriculum (ridicolo, tanto è perfetto nella sua finzione per gonzi) è impossibile non portare al fallimento qualsiasi organizzazione.
In sette anni lui ci è brillantemente riuscito: la Francia ora è in ginocchio.
I numeri dell’economia che consuntiva sono pessimi, in più ha accentuato la crisi di identità del paese, ormai culturalmente spaccata in tre spicchi, equivalenti nel loro estremismo destro-sinistro-centrino.
Come peggiore d’Europa se la batte con il suo compagno di merende Olaf Scholz. E dire che loro due, secondo le nostre rarefatte élite, erano quelli deputati a guidare la corazzata Europa.
E voleva pure mandare i giovani francesi a combattere in Ucraina.
Nella patria di Sartre (“Quando i ricchi si fanno la guerra fra loro, sono i poveri a morire”) nessuno dirà mai “Vado a combattere nelle steppe del Donbass per Macron” senza scompisciarsi dal ridere.
Anziché dimettersi al grido “Non mi meritate!”, ha deciso di rimanere.
Fallita la “terza via”, i Patrizi non hanno ancora capito che il banco prima o dopo potrebbe saltare. La “maggioranza silenziosa” (ora, così disgustata del “marconismo” che in gran parte non vota) non è più classe media, è plebe, ed è distribuita in tante configurazioni nei partiti-container di destra, di sinistra, di centro. Teoricamente, ognuno di questi partiti potrebbe implodere.
Cosa succederà? Solo vivendo lo capiremo, di certo è imbarazzante per la République essere governata da Macron o dai suoi cloni. Prosit!