Noi di Zafferano.news, da un anno a questa parte, non abbiamo scritto alcunché su COVID 19. Nel frattempo, abbiamo letto tutto e il contrario di tutto. I risultati, morti per milione di abitanti e perdita del PIL, sono lì, spietati a confermare il fallimento della classe dominante. Ora è arrivato al potere, in luogo di “maggiordomi”, inetti e chiacchieroni, un “padrone” vero, Mario Draghi. Dalle prime mosse, essendo uno che studia prima di parlare e di scrivere, ha capito che il problema vaccini è molto più complesso di come pensasse il suo predecessore.
Alcuni pensieri strettamente personali.
1 Una contro intuizione: e se le “cattive” Big Pharma volessero sfilarsi dal business vaccini? Infatti lo considerano “difficile, poco redditizio, dagli esiti incerti”, quindi chi già c’è, se può ne esce, chi non c’è, ne sta fuori. La svizzera Novartis (il top!), anni fa, dopo aver bruciato miliardi nella ricerca, ha ceduto la sua divisione vaccini. Ricordiamo che PfizerBiontech e Moderna sono piccole case farmaceutiche, le uniche che da tempo investono sulla tecnica “mRNA”. La ricerca è strategica, perché bisogna avere il coraggio di fare investimenti di lungo termine, assolutamente al buio, con poche probabilità di successo, a meno che non venga una pandemia, il che comporta però uno stravolgimento dei processi produttivi. L’opposto di ciò che vogliono gli azionisti di un’azienda dominante, la pianificazione della redditività.
2 Recentemente in tv Romano Prodi, tronfio, ha sentenziato che basterebbe sottrarre l’accesso ai brevetti alle Big Pharma per superare la mancanza di vaccini (populisti di tastiera e radical chic hanno applaudito, adoranti). Il Professore pensa forse che il vaccino sia come la Coca Cola? Rubi la ricettina centenaria, aggiungi l’acqua e la imbottigli? Non è così, il vaccino ha come materia prima un prodotto biologico, richiede impianti costosi e con molti “colli di bottiglia”, macchinari sofisticati, personale ultra specializzato, certificazioni scientifiche, quindi enormi investimenti a lunghissimo termine, dal ritorno incerto. I simil prodiani vogliono espropriare loro i brevetti? Lo sanno che l’esproprio lo fai solo una volta, è anche l’ultima, poi diventi Cuba?
Sanno che gli investimenti di ricerca sul “prodotto” e quelli sul “processo”, due aspetti profondamente diversi, ma strettamente correlati, sono, specie i secondi, ad altissimo rischio? Perché le Big Pharma dovrebbero investire nei vaccini a rischio nazionalizzazione quando il loro core business è un altro? Quando la Food and Drug Administration ha abbassato il limite da 240 a 200 (oggi 190) io sono diventato un “simvastatina dipendente”, portando ogni sera, da una decina d’anni, e per sempre, il mio obolo alla Big Pharma che l’ha scoperta.
3 E poi, sanno che la Commissione EU e il team di Ursula VDL hanno fallito anche nella negoziazione? Non hanno capito che il mercato era nelle mani dei “venditori”, loro hanno puntato sulla centralizzazione. “Noi siamo l’Europa, 500 milioni di abitanti, garantiamo alti volumi in cambio di un prezzo equo (leggi non di mercato)”. Un’idiozia. Per fortuna Mario Draghi l’ha capito e l’ha richiamata subito all’ordine, mettendoci una pezza.
4 In questa vicenda sono emersi i pochi leader che ha l’Occidente, alcuni odiati dai colti-ignoranti nostrani, perché politicamente scorretti e impresentabili nei salotti ZTL. Donald Trump ha avuto il coraggio, in tempi non sospetti, di investire “al buio” 20 mld $ sul “prodotto” e scegliere un generale per la distribuzione. Così oggi Joe Biden è, nei fatti, diventato trumpiano, dichiarando il suo American First sui vaccini (sic!). Boris Johnson, grazie a Brexit, si è assunto il rischio AstraZeneca e lo sta cavalcando con successo. I Premier australiano e neo zelandese hanno imposto poche ma rigidissime regole, fermando il contagio senza bloccare i due paesi in continui lockdown. Infine Benjamin Netanyahu si è accaparrato tutte le dosi necessarie per Israele (paese, ricordiamolo, circondato da nemici mortali) con due mosse geniali: a) pagando di più del mercato (sic!); b) cedendo a PfizerBiontech tutti i “dati” prodotti dalla vaccinazione a tappeto del Paese. Mi immagino come avrebbero reagito le vestali della sinistra dem-grillina-radical chic nostrana a fronte di una tale decisione.
Giovanni Barone Adesi, sul Corriere del Ticino scrive: “Rabbrividisco al pensiero di cosa sarebbe capitato a un incauto consigliere federale che avesse proposto il programma israeliano in Svizzera”.
Cosa ho imparato da questa vicenda? Che quando il gioco si fa duro, come sempre è avvenuto nelle pandemie, tutti torniamo feroci nazionalisti. Scopriamo così che le seghe mentali del “politicamente corretto” non pagano. Il vecchio banale adagio: no chiacchiere, sì decisioni, è tuttora valido.
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