Quando ho scritto questo Cameo avevo un’informazione certa, perché era di Angela Merkel (sovranista implacabile nella difesa degli interessi tedeschi e dei loro privilegi in Europa, globalista feroce nella vendita di prodotti tedeschi nel mondo, populista spregiudicata in patria). Dopo aver fatto parlare i commissari europei (divertenti mezze calzette) che la circondano, rivolta a noi italiani, aveva sentenziato, a muso duro: “Avete esaurito la riserva di fiducia”: Frase impeccabile di un padrone che ha deciso, deluso, di licenziare il vecchio maggiordomo imbolsito. Quello che succederà di qui in avanti è tutto già scritto. La lettera è arrivata, poi ci sarà la risposta, quindi la risposta alla risposta, e così via. Una sceneggiata: la “Manovra” verrà bocciata definitivamente, e sarà una decisione strategica. Il governo Conte se ne faccia una ragione, avrebbe detto quello. Di lì deve partire.
Quella che chiamiamo Europa non ha nulla di politico, in realtà è una “holding di partecipazioni” di aziende un tempo indipendenti ora unite sotto un’unica autorità, con un azionista di riferimento, al contempo President and Chief Executive Officer dotato di ogni potere (Angela Merkel) e un Vice President senza poteri (Emmanuel Macron). Una serie di contratti (mascherati da trattati), accettati e firmati regolano i rapporti di sudditanza delle varie aziende (pardon, Stati) alla Germania (pardon, all’Europa). Tutte aziende serve per contratto, quindi con capacità di manovra quasi zero, tutte destinate a un ruolo ancillare. Dall’Europa e dall’Euro non si può uscire, inutile agitarsi e fare dichiarazioni ducesche e uso improprio (e ridicolo) di balconi. Mario Monti, da anni, ce lo ha ripetuto in tutti i modi: dobbiamo cedere altra sovranità e stare a cuccia. Un uomo sincero.
Non c’è dubbio che i due vicepremier e il premier Giuseppe Conte abbiano preparato (pare autonomamente, che orrore!) un budget-piano industriale (la chiamano “Manovra”) senza interpellare la “Proprietà” che, come al solito, aveva già definito i “paletti” (pardon, le assumption). I due, dicono (illusi) che non lo vogliono modificare. Ergo, il budget-piano del Governo Conte, ripeto, sarà bocciato, e le mezze calzette, nel frattempo diventati cattivi, si nasconderanno dietro le valutazioni delle agenzie di rating, per il colpo finale. Comunque, tranquilli, sarebbe stato bocciato in ogni caso perché uno dei due vicepremier (Matteo Salvini) aveva toccato l’intoccabile: il “tabernacolo dell’immigrazione”. Aveva rotto l’accordo ufficial-segreto fatto da costoro con Matteo Renzi, garante Emma Bonino: scambiare flessibilità con l’impegno a prendere tutti i migranti naviganti nel Mediterraneo.
Respingendo le Ong acquatiche, rafforzando la guardia costiera libica, bloccando i porti, Matteo Salvini ha fatto cadere, da un lato il modello di business degli scafisti, dall’altro il vero disegno franco-tedesco: trasformare l’Italia in un campo profughi, dandoci in cambio la mancia della “flessibilità” (che altro non è che avere l’autorizzazione a fare debiti a nostro carico: contropartita semplicemente ridicola). L’aver distrutto questa ipocrisia di sistema ha trasformato l’Italia dei giallo-verdi in uno stato canaglia da abbattere.
Pur sapendo di essere una (flebile) voce nel deserto in questi mesi avevo scritto e riscritto che la “Manovra” non doveva prevedere la “triade maledetta” (reddito di cittadinanza, flat tax, quota 100), pena l’atomica europea. Un “numerino” di 1,9 era il massimo ammesso, e questo doveva servire per fare investimenti in infrastrutture. E lavorare per le elezioni di maggio 2019. Invece il trio delle meraviglie ha voluto fare il gradasso, questo il risultato.
E ora che fare? Una bella retromarcia s’impone. L’importante per costoro è non perdere l’aggancio con quel 51% di cittadini elettori che il 4 marzo aveva detto basta al modello praticato dalla classe dominante europea al potere, e che aveva prodotto l’unico risultato possibile: creare povertà. L’unico numero che conta è quello dei poveri assoluti e dei poveri relativi (si apprestano a diventare assoluti) in crescita in modo implacabile. Con quel modello il nostro destino è segnato: stiamo diventando dei poveracci governati da poveretti. Tutto il resto è cipria.