Scoprire che nel post Brexit
non sta accadendo un bel nulla

Siano benedetti i ritagli di giornale del prima di Brexit, li avevo messi da parte per scrivere del dopo Brexit. Rileggerli mi provoca un misto di rabbia e di tenerezza, rabbia pensando che, se non succederà qualcosa, come invece mi auguro, i miei amati nipotini saranno governati da queste orrende élite o dai loro figli e servi che ragionano e parlano per luoghi comuni, tenerezza per come si muovono dopo lo stadio di totale confusione nel quale sono precipitati. Brexit non è ancora, purtroppo, un colpo mortale (ci vuol ben altro!) al losco ceo capitalism ma solo una bella sberla verso le élite che ad esso sono abbarbicate. Ringraziamo i cittadini delle periferie inglesi, i vecchi egoisti, i giovani bianchi ignoranti, i poveri (di spirito e di reddito) per aver esercitato il loro diritto in totale autonomia, secondo il principio: una testa, un voto.
E ringraziamo pure la nuova premier May, in poche ore ha fatto un eccellente governo: liquidando il losco Osborne, ha mandato un messaggio chiaro al popolo inglese, e sposando in pieno la scelta strategica del Brexit ha indicato la strada per il futuro.
Le previsioni fatte dall’establishment in caso di vittoria Brexit si stanno rivelando cervellotiche, sia sul versante britannico, che su quello europeo. Molti economisti stanno cominciando un riposizionamento ideologico post Brexit, Fmi è stata la prima delle grande istituzioni a iniziare una cauta retromarcia, la Borsa (non quella italiana, per motivi suoi) sta tornando sui suoi valori precedenti, il deprezzamento della sterlina da “drammatico” gira sul “tonico”, se ne gioverà, dicono alcuni, la bilancia dei pagamenti inglese. Non siamo ancora a scenari rosei ma il nero ha via via assunto le classiche 50 sfumature di grigio, e ormai vira sul bianco sporco.
Alle porte nessuna rottura drammatica Europa-UK come volevano le becere élite della Commissione, ma un lungo processo di definizione del divorzio, ben oltre i due anni previsti da Lisbona, per arrivare a qualcosa di molto simile agli accordi bilaterali Europa-Svizzera. Anche qua in Svizzera, dove vivo, c’è un certo ottimismo: il caso Brexit servirà per risolvere il tema strategico sotteso al referendum elvetico del 9 febbraio sulla libertà di circolazione delle persone, allo scopo almeno di trovare una qualche soluzione transitoria? Non per nulla anche qua i due partiti radical chic (Plr-Ps), succubi dell’Europa, stanno vivendo un momento di depressione, di cui dovranno, serenamente, farsi una ragione.
Più imbarazzanti le prospettive per l’Unione europea, in ogni caso nei prossimi 18 mesi ne vedremo delle belle, cominceremo con i due referendum dell’ex impero austroungarico, poi quello italiano del 6 novembre, per arrivare alle elezioni presidenziali in Francia e a quelle politiche in Germania: gli analisti non ideologizzati stanno studiando i diversi scenari, dal “filotto” più favorevole all’attuale establishment al “filotto” più drammatico per costoro, ove tutto andasse storto, incrociando il tutto con la variabile Usa. Ci sarà un presidente come The Donald o uno come The Hillary? Ad oggi sembrerebbe più probabile The Hillary, visto che non ha commesso illegalità ma è stata certificata come incapace di intendere (non certo di volere), addirittura da Fbi. L’amico Angelo Codevilla mi manda un pezzo interessante “Gag order: Fbi confirms special secrecy agreements for agents in Clinton email probe”. Tutto il mondo è paese, diciamo noi in Italia, teniamoci stretta la nostra magistratura.
Nel frattempo, in Europa sta saltando il banco delle banche, il Ttip è mezzo morto, la globalizzazione è ammalata gravemente, le élite più attaccate alla cadrega cercano di salvare il salvabile, proteggendo i mercati nazionali dai processi di delocalizzazione e di dumping salariale per rilanciare un minimo di dinamica dei redditi dei lavoratori. Sta palesandosi all’orizzonte un ridicolo ircocervo, metà liberista, metà statalista, certamente squallido.
Chissà se siamo alla fine di un processo dominato dai dogmi della globalizzazione e della finanza o all’inizio di una nuova era. E se sì, come sarà, religiosa o laica?

www.riccardoruggeri.eu
@editoreruggeri

Comments are closed.