Nel giorno del Black Friday, che la mia amica di Twitter Mariangela, e pure Francesco, lettore di Verità, chiamano “la festa del consumatore pirla”, non ho comprato nulla, neppure un chiodo, pardon, neppure un gamberetto indonesiano dal sapore e dal costo di un chiodo. Non potevo, dopo aver letto che per allevarli hanno distrutto intere foreste di mangrovie. Immagino vadano classificati nella categoria “stile di vita”, cibo che ha l’aspetto del gamberetto ma il gusto di un chiodo in salsa rosa.
Gli scioperanti di Amazon (Piacenza) hanno potuto fare la loro sacrosanta battaglia sindacale senza doversi sentire a disagio verso noi clienti che nulla abbiamo comprato, proprio per solidarietà verso di loro. Caro Jeff Bezos non licenzi questi scioperanti, sono dei poveracci, ignoranti come i tassisti europei, non capiscono, si fermano alla superfice dei problemi, non comprendono che per lei l’unico Dio, al centro dell’universo, è il consumatore. Può darsi che lei li paghi poco rispetto alle regole schiaviste (dicono) alle quali devono sottostare, li perdoni, non sanno valorizzare i benefit innovativi che lei elargisce loro con tanta signorilità (Una chicca: nel parcheggio dello stabilimento le auto dei dipendenti sono autorizzate ad avere il muso rivolto verso l‘uscita per facilitare il deflusso in caso di necessità). E poi oggi avere un lavoro è un privilegio e costoro dovrebbero rivolgersi a lei, un mito, come facevano gli operai giapponesi anni Cinquanta che, a inizio turno, rivolti verso il Padrone, dicevano, con voce squillante “Dōmo arigatōgozaimasu” (Jeff, si tranquillizzi, significa semplicemente, grazie signore).
Posso buttarla sul ridere e lanciarmi in una previsione fanciullesco-sociologica? Ci sarà un giorno che, grazie al Ceo capitalism, i prodotti in vendita costeranno praticamente poco o nulla (faranno schifo, ma non si può avere tutto), i lavoratori guadagneranno poco o nulla, i più allineati avranno la tessera annonaria, ma tutti saranno sedati al punto che tutti appariranno felici, zombie felici. Sono certo che i più intelligenti di loro saranno ogni giorno in fila per poter pranzare nel Refettorio Felix (raramente ho letto qualcosa di più sociologicamente geniale) di Massimo Bottura che ricupera avanzi e scarti delle mense e delle dispense dal mitico 1% della popolazione (l’unico che possa definirsi umano), li raccoglie poi li manipola con somma arte culinaria. Il Refettorio Felix rappresenta il top della cucina povera, fa sentire ogni barbone un signore.
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