Noi europei, specie quelli delle élite, siamo gente strana. Prendete gli inglesi. Il loro premier Cameron era un convinto europeista, frequentando solo londinesi, per di più benestanti, era certo di vincere la sua partita, oltretutto gran parte dei conservatori e la quasi totalità dei laburisti lo appoggiavano. Decise un referendum per battere una volta per tutte la Brexit. Non aveva calcolato che i suoi concittadini non londinesi non erano dei fessacchiotti come credevano quelli della City. Sconfitto, abbandonò con grande dignità la “cadrega”, temo che sarà l’unico a farlo quando toccherà la stessa sorte agli altri suoi colleghi del G7. In primavera sarà la volta di Hollande, il cui destino pare segnato. Poi, me lo auguro di cuore, spero tocchi alla peggiore, Angela Merkel, non per il suo approccio economico, ma per la sconcezza della sua politica sull’immigrazione: se decidi di bloccare l’afflusso del canale balcanico che ti interessa come Germania, pagando sei miliardi di euro al losco Erdogan affinché crei campi di concentramento in Turchia, deve bloccare anche il canale Libia-Italia, altrimenti è solo una buffonata, penalizzante per l’Italia.
Mi chiedo, se fossi in America per chi voterei? Rispondo subito, deciderei negli ultimi giorni, al limite mentre vado al seggio. Nei giorni scorsi sono successi due fatti. Il Washington Post (ricordo la proprietà: Amazon) ha pubblicato un video del 2005, orrendo verso le donne, il buzzurro The Donald sembrava il peggior Bill Clinton. Grazie ad Assange sappiamo come la pensa la losca The Hillary verso il losco mondo delle banche d’affari. Sono parole politicamente orrende quelle che pronuncia, un piccolo esempio: <<Solo Wall Street sa cosa fare per mettere a posto Wall Street>>, chiedendo poi quattrini per partecipare alla campagna elettorale. Il dilemma per gli americani è drammatico: meglio un buzzurro maschilista o una disonesta seriale pronta a qualsiasi sconcezza pur di tornare alla Casa Bianca?
Ho chiesto aiuto al mio amico professor, Angelo Codevilla, che vive in America dal 1955, ed è stato collaboratore del Presidente Ronald Reagan, professore di politica internazionali nelle più grandi Università americane, autore della miglior traduzione del Principe di Machiavelli. Ecco la sua risposta
<<Caro Riccardo voterò per il “buzzurro” perché offre la possibilità, benché esigua, di frenare se non di sbarazzarsi dell’oligarchia corrotta che rode la benamata America. No. Neanche per sogno Trump sarà rimpiazzato. Infatti, chiunque abbia visto il secondo cosiddetto dibattito con gli occhi di un elettore invece che con quelli dei media avrà notato che fu lui a dire le cose che toccano i sentimenti profondi del Paese e cioè che la Clinton si è arricchita tramite l’ influenza del potere pubblico, cosi’ come tantissimi altri; che il regime della classe dominate ha perso legittimità; che gente come lei dovrebbe stare in galera, etc. Aver detto pubblicamente ciò che pensa la maggioranza del paese ha cambiato l’assetto politico, che Trump vinca o meno. Vedremo i sondaggi. Nota bene però che il “focus group” della Fox, che, entrante, conteneva quattro volte “antitrumpisti”, uscì con le proporzioni ribaltate. Di nuovo e per l’ennesima volta: il fatto principale di questo ciclo elettorale è il sentimento eversivo del popolo. La classe dominate urla, strilla, dice di tutto e di più, mente spudoratamente, fa del tutto per scongiurarlo. Ma più fa, meno è credibile. L’esito di tutte le elezioni Americane dipende da quanti si recano alle urne e quanti stanno a casa. Sara’ cosi’ anche questa volta>>.