Come promesso loro, stamane ho mandato ai miei quattro nipotini un podcast raccontando quella che sarà la terza giornata di nonno Riccardo (un vecchio di 85 anni, 3 mesi, 5 giorni a cui loro vogliono bene, figuriamoci io) in quello che tecnicamente si chiama “stato d’eccezione”. In parole povere, significa che viviamo un momento ove chi comanda non è chi ha formalmente il potere, seppur assegnatogli con tutti i crismi dal Parlamento, ma chi dovrebbe saper prendere le decisioni. Stante che mi sento ostaggio di un Partito (pardon, Movimento) in via di dissoluzione, che ha scelto e supporta un Premier e ministri imbarazzanti (per me), ho deciso di aggrapparmi, culturalmente, al Presidente della Repubblica e, per gli aspetti operativi, alla Protezione Civile e ai Presidenti di Regione. Da subito ho seguito i loro ordini in modo pedissequo. Ho pure deciso di non guardare più la TV di regime, quella che mangiava a reti unificate gli involtini primavera (volgarità comunicazionale allo stato puro), quella dell’osceno partito filo satrapo cinese (che tristezza osservare parte dei miei concittadini arruffianarsi con un nazicomunista). Li ho sostituiti tutti con “Giorgione Orto e Cucina”, canale SKY 412.
Qua c’è un supermercato aperto, come dicono i colti, H24 (ragazzi non usate questa locuzione oscena, è così bella la lingua italiana: si dice giorno e notte), ci sono andato alle 6,30 (ero solo, con una stanca commessa) per comprarmi le lamette da barba e un sapone Marsiglia. Alle 7, in piazza, puntualissima arriva quella che chiamo con affetto la “mia contadina” (S) mi ha portato una cassetta con 4 carciofi, un mazzetto di asparagi selvatici (“mi raccomando da far solo scottare”), 4 limoni, una zucca, altre dolcezze del suo orto che, come dice lei, sta risvegliandosi. Non avendo lei il POS e rifiutando io di usare la carta di credito, ho pagato in contanti (lo farò fin che la carta moneta avrà corso legale: solo chi è stato povero capisce il piacere di avere banconote fruscianti in tasca e di darle a chi le merita senza loschi intermediari). Chiusa per sempre l’edicola (R. grazie al suo buon inglese ha trovato un posto da autista in una catena distributiva in Galles), dal tabaccaio ho comprato i grandi quotidiani di regime. Amo talmente il fascino del cartaceo che li tengo in mano, spesso non li leggo neppure, tanto so che fino a pagina 30, quelle delle grandi/medie firme, ci sono solo fake truth, se sei fortunato trovi un paio di articoli di qualche giovane autore. Ormai i grandi quotidiani sono imbarazzanti, so che non è così ma ho la sensazione che vogliano prendermi in giro: alcuni non li riconosco più.
Torno a casa, mi lavo le mani. Osservando come lo fa la mia ultima nipotina, Ada Rosa, sono tornato bambino. Ho scoperto che per tutta la vita da supermanager mi ero lavato le mani in modo distratto, con gesti banali, inutili, ora sono tornato umano, mi lavo come mi aveva insegnato mia mamma: “Marsiglia e olio di gomito!”. Grazie CODIV 19. Fra poco arriverà F. mi porterà il pesce appena pescato (me lo ha anticipato, oggi sarà una ricciola) ho imparato a sfilettarlo e mia moglie ed io lo mangeremo crudo a mezzogiorno, su un letto di insalatina, sale delle saline del Papa, un filo di olio taggiasco. Stasera una minestra di zucca e patate, e parmigiano di vacche rosse 30 mesi, come se piovesse.
Posso mettermi a scrivere. Ogni tanto vado in terrazza, l’aria è frizzante, il sole è dolce, i gabbiani sono aggressivi (hanno i piccoli). Sono vivo. Sono felice.