Il caso Consip nasce nel 2016 come uragano forza 5, degrada a tempesta tropicale, scompare toccando terra, ora si palesa nuovamente. Pare che Matteo Renzi, disperato per i sondaggi, lo voglia riesumare, come ovvio nel solo “Filone 2” che gli potrebbe far comodo: farsi passare come vittima di un complotto. Immagino che i suoi avversari cavalcheranno il “Filone 3”, che invece gli gioca politicamente contro.
Fuor di metafora, Consip all’inizio si presenta come banale episodio di corruzione. La Procura di Napoli coglie notizie di reato, piazza delle cimici negli uffici della Consip, inizia a registrare. Un giorno il collegamento cade perché una bonifica, richiesta dall’Amministratore Delegato a una ditta specializzata, individua le cimici e le rimuove. La Procura interviene per capire perché è stata fatta questa bonifica. Lo scandalo monta, i nomi convolti sono tutti eccellenti. Essendo l’Italia di oggi un paese profondamente diviso (secondo me il modello economico culturale in essere sta giocando un ruolo determinante nel renderci umanamente peggiori di quel che siamo, a partire da noi della stampa), lo scandalo viene spacchettato in tre filoni, scegliendo di enfatizzare o di aggredire quello che ci fa più comodo.
Vediamoli:
- Il Filone Alfredo Romeo e Marco Gasparri, stante il patteggiamento di quest’ultimo, con condanna a 20 mesi, e restituzione della tangente di 100.000 €, ha perso ogni interesse politico. Ci ricorda che dopo la stagione di Mani Pulite nulla è cambiato, salvo la terminologia: nel Ceo capitalism dominante, amiamo chiamare lobbying la corruzione, tutto qua.
- Filone Tiziano Renzi, ancora Romeo sotto le sembianze dell’ex politico Italo Bocchino, vari personaggi di contorno che si muovono, intorno a una delle gare Consip, fantozziane in termini di importo e relative a fare le pulizie negli uffici pubblici. Siamo nel mondo magico della lobbying d’accatto. Dopo un anno di indagini la nebbia pare diradarsi e agli occhi dell’opinione pubblica non politicizzata un’idea ce la stiamo facendo: Tiziano Renzi pare più uno sprovveduto che un lobbista, quelli che gravitano intorno a lui sono dei maneggioni, così gli investigatori. Qua l’indignazione si impone: questo sottobosco di maneggioni, guardie o ladri, deve scomparire, come succede nel mondo dei privati. Nel business vero chi “vende” lo fa attraverso il suo direttore commerciale e chi “compra” attraverso il suo direttore approvvigionamenti, la lobbying lasciamola agli anglosassoni e alle Big Five.
- Filone Luigi Marroni–Luca Lotti–Tullio Ferrara–Generale Del Sette. La ciccia del caso Consip è tutta qua: i quattro personaggi citati, più altri, rappresentano le Istituzioni, i loro comportamenti nella vicenda danno la cifra della salute dello Stato. Il fatto in sé è banale, le implicazioni straordinarie. Torniamo alla rimozione delle cimici negli uffici Consip. La Procura chiede a Marroni (Ad) perché l’ha fatto, lui risponde tranquillo facendo i nomi di chi gli aveva detto “fai attenzione”. Infatti, fa fare una bonifica e le cimici come d’incanto si palesano. Immagino che la sua testimonianza sia stata limpida e credibile, infatti, caso raro, non gli viene neppure notificato un avviso di garanzia, mentre tutti quelli da lui indicati lo ricevono; quindi vengono interrogati alla presenza del loro avvocato (se lo vogliono, hanno la possibilità di mentire, non essendo sotto giuramento). Lotti e Del Sette negano la circostanza, Ferrara prima conferma poi smentisce, poi s’incarta: indagato per falsa testimonianza.
Ci si attende che Lotti, Del Sette e tutti gli altri coinvolti querelino Marroni chiedendogli danni milionari. Nulla, tutti usano il protocollo Maria Elena Boschi versus Ferruccio De Bortoli: minacciare querela ad uso stampa ma lasciare scadere i termini.
Secondo me hanno fatto bene. Luigi Marroni è stato negli anni ’90 mio stretto collaboratore nel quartier generale di Londra. Stante la sua professionalità e la sua onestà personale e intellettuale gli avevo fatto fare una grande carriera. Figuriamoci se un individuo così strutturato mentalmente e moralmente si inventa una trama che coinvolge i vertici dello Stato.
In realtà il caso Consip politicamente è chiuso. Il colpevole è stato individuato, il Parlamento, anziché confermarlo perché capace e onesto, lo ha licenziato con i voti della destra e della sinistra. D’altra parte era un diverso, era o no l’unico non inquisito?
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