Beh, vivere a lungo è piacevole, specie se puoi assistere a eventi che mai avresti immaginato di vedere, e anche toglierti minuscole soddisfazioni intellettuali che avevi riposto sul fondo della tua bisaccia. Per quelli della mia generazione pensare che, per esempio, giornali prestigiosi come il Sole 24 Ore (i “padroni”) o l’Unità (i “comunisti”) potessero essere a rischio chiusura e licenziare i loro giornalisti, era un evento di fantascienza apocalittica.
Se vogliamo fare un minimo di analisi, cominciamo a dare alle parole il loro significato corretto: tutti i giornali, e da sempre, sono giornali di partito, tutti si spacciano da indipendenti, in pratica nessuno lo è. Per non fare banali esempi nostrani, rifugiamoci in America: il New York Times è l’organo di una corrente (liberal) del partito democratico, il Washington Post lo è del partito delle “piattaforme” (Jeff Bezos, senza infingimenti ipocriti, ha preferito comprarselo, e gestirlo a modo suo).
Solo sulla “Rete”, nei Blog, puoi trovare ancora sprazzi di indipendenza, ma devi prima liberarti delle due versioni di fake news di cui è zuppo: o quelle indotte dall’ignoranza (le scie, i vaccini) o quelle di origine colta (politica, economia, tecnologia), molto spesso istituzionali. Giorni fa su Repubblica (31 marzo) è comparsa una fake strutturata, di terzo tipo: a pagina 2 con titolo importante c’era la classica fake istituzionale: “Trump contro i prodotti europei”. In realtà era una vecchia minaccia, fatta più volte da Obama contro l’Europa, per un accordo, regolarmente firmato ma disatteso, proprio da Bruxelles, sulla carne americana, incredibile ma vero priva di ormoni e di farmacia varia. Partite prodotte per conto nostro e non ritirate: una furbata. Sempre a pagina 2, fanno allora intervenire Oscar Farinetti che attacca Trump sulla libertà di commercio con un inciso: “Mi duole dirlo, ma sulla carne Trump ha ragione”. Hanno inventato la fake istituzionale a due voci, con smentita incorporata. Il “filtro anti-fake” di Facebook (buoni quelli) immagino che sarebbe stato gabbato.
Torniamo ai licenziamenti dell’Unità. Qui siamo in presenza di un non giornale: con 29 giornalisti, 6 poligrafici, 6.000 copie vendute, dovrebbe essere fallita da tempo, meglio non essere neppure nato.
Ciò che Sergio Staino non ha capito è che l’Unità è riconducibile a un fake business (mio copyright), cioè un business ove l’imprenditore, pur sapendo che si tratta di un’attività in perdita strutturale perenne, ci investe, non per salvarlo, ma per migliorare o proteggere un altro suo business, questo sì ad alta redditività, ma condizionato dal potere. Per i gourmet è l’equivalente della “cucina circolare” di Igles Corelli (“la rapa si fa tonno …”).
Mutatis mutandis è il modello di business di Silicon Valley: cedi gratuitamente un servizio qualificato a milioni o miliardi di clienti, sottrai a costoro i loro dati personali, li vendi ad aziende interessate ad essi in cambio di montagne di quattrini, ma fingi che questi vadano a pagare una pubblicità sulla rete. Formalmente (e legalmente) è così, nella sostanza no, perché la transazione non si innescherebbe, se non ci fosse, a monte, la sottrazione dei dati personali dei clienti e, a valle, il non pagamento completo delle tasse e la lobbying politica (leggi corruzione, spesso senza scambio di denaro) a protezione del monopolio. Nel vivere comune il fake business si chiama “gioco delle tre carte” ma gli anglosassoni e i tedeschi l’hanno legalizzato.
Caro, grande Staino, capisco le sue dimissioni, non poteva accettare il giudizio sanguinoso dei suoi giornalisti (“Questa volta non ci hai fatto proprio ridere”), ma, vede, il mondo dei fake business lo si può raccontare solo se lo si conosce. Oggi i John Pierpont Morgan si presentano senza panciotto, sigaro, anello college, dal volto sembrano dei giovani caddie, in realtà la mazza da golf la sanno roteare, eccome. E sono molto più impuniti dei loro avi. Ora che è tornato fra noi da uomo libero, una striscia di Bobo contro i nemici del fake business sarebbe gradita. Il tema però è: chi gliela pubblica? Temo nessuno, si rifugi nel web, e buona fortuna.
Riccardo Ruggeri