Confesso che non capisco la differenza, e conseguente rissosità, fra “globalisti” e “sovranisti”. Per un liberale nature come me sono la stessa cosa. Tutti siamo globalisti, se si intende libertà di commercio sulla base di regole condivise, tutti siamo sovranisti se si riconosce che gli interessi del proprio paese sono prioritari rispetto a quelli dei singoli, sempre nel rispetto di regole condivise. L’importante è non essere ideologici, poi è solo questione di nuance. E la vita che altro dovrebbe essere se non una successione di nuance ?
In questi anni invece, le due “chiese” si sono scontrate con ferocia sul tema dell’Europa, in particolare sull’euro. Gli economisti della parrocchia numericamente più importante (filo euro), autentiche truppe cammellate del ceo capitalism, si sono battuti con ogni arma per dimostrare l’impossibilità di uscire dall’euro e dall’Europa (sul primo tecnicamente hanno ragione), i politici al potere hanno cavalcato queste tensioni demolendo via via l’idea stessa di Europa. Nessun tentativo di fare un passo indietro congiunto, tutti volevano vincere, le élite hanno schierato tutta la loro stampa di regime a difesa del fortino dell’euro, le fake news istituzionali l’hanno fatta da padrone, in pratica la vittoria finale dei globalisti era cosa fatta (niente di nuovo, è trent’anni che vincono loro).
Curiosamente, in primis noi analisti, non avevamo capito che la minaccia per l’Europa non erano i No-euro o i trattati che lo regolano, ma un aspetto molto più sottile, psicologico, quindi molto più profondo, l’immigrazione, nel frattempo fattasi selvaggia. L’unico che l’aveva capito in anticipo era un certo Viktor Orbán, premier ungherese molto chiacchierato, questi mise al primo posto del suo programma una rigida posizione anti immigrazione. Tutti noi demmo in testa a Orbán (era facile), declinando il termine fascista a lui riferito in vari modi. In realtà la sua analisi non era banale. Come può esserci un esodo biblico se quelli che dicono di fuggire dalla fame possono spendere per il viaggio 3-5.000 $ ? Le due locuzioni manzoniane “Dalli all’untore”, “Al rogo la strega” ricuperate per Orbán preannunciavano la sua prossima defenestrazione, era un appestato, un fascista, la sua caduta negli inferi prossima.
Invece, proprio la sua nemica mortale Angela Merkel fu la sua salvezza. Questa, capito l’errore madornale fatto invitando un milione di migranti a venire in Germania (voleva comprarsi il titolo di statista, e ci è riuscita), cambiò subito politica, stipulò a nome dell’Europa un osceno contratto con uno stato canaglia come la Turchia, dando in outsourcing ai kapò di Erdogan la gestione dei campi di concentramento degli immigrati. Il canale balcanico veniva così sterilizzato e tutto l’osceno traffico trasferito sul canale marittimo Libia-Italia. Merkel era diventata Orbán, e pure Erdogan.
In Italia il primo errore lo fece Enrico Letta: voler sostituire “Mare nostrum” con “Triton” di Frontex (ci dissero: spendiamo meno per il controllo delle coste; non ci dissero però che in cambio solo noi avremmo fornito i porti per gli sbarchi). Il secondo errore fu di Matteo Renzi: anziché chiedere di fare un’operazione simile a quella turca sulle coste libiche, preferì privilegiare lo scambio “migranti-flessibilità”, mossa tipica di chi è incapace di ragionare in termini strategici. A Tallinn si è visto come tutti i 26 si siano barricati nei loro porti (le carte davano loro ragione) e il povero Marco Minniti sia rimasto con il cerino acceso. E poi c’è l’inquietante confessione di Emma Bonino sull’osceno scambio del 2014 Merkel-Renzi circa “flessibilità” versus “immigrati” e il sostanziale silenzio d’ordinanza dell’opposizione berlusconian-leghista-grillina-sinistrorsa.
A questo punto una domanda si impone: “Se sull’immigrazione Orbán era un fascista, adottando gli stessi criteri Merkel e Macron cosa sono? Risposta pleonastica. Sono due che mi ricordano i “capi scala” della mia adolescenza, lui in orbace nero, lei in orbace marrone.
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