La mia teoria (banale) del ceo capitalism che sta sostituendo il capitalismo classico, quello nel quale sono vissuto, ha avuto un supporto da un aspetto marginale, forse infinitesimo, ma per me significativo: il profondo cambiamento dell’hôtellerie di Londra. Ci ho abitato un quindicennio, Londra un po’ la conosco. Questa è pure la prima capitale dove la polarizzazione del mercato raggiunge limiti altrove non presenti. La sua struttura alberghiera era concepita per soddisfare due delle tre classi sociali del capitalismo classico: la fascia alta e la fascia media, relegando nell’estrema periferia i bed and breakfast e gli ostelli della gioventù, destinati alle classi povere e ai giovani avventurosi (tanto il mitico The Tube li avrebbe portati velocemente in centro città).
Nel corso della (lunga) vita ho avuto il privilegio di frequentare tutte queste strutture, e ora seguo con interesse l’adeguamento del mercato alla progressiva omogeneizzazione fra la classe media e quella povera: i nuovi poveri sono un cocktail di entrambe le classi, con un goccio di angostura, cioè curiosamente praticano un ridicolo stile di vita da finti ricchi, pur essendo portatori di redditi, appunto ridicoli. Segue quindi la sua polarizzazione in due tipologie di hotel: lusso e chic povero (mio copyright). Gli hotel uno-due stelle chiudono, quelli di lusso diventano ancora più raffinati, ristrutturati con tecnologie all’avanguardia, mantengono le loro impagabili viste su parchi e monumenti, i prezzi balzano verso l’alto, come ovvio, visto che i super ricchi diminuiscono di numero, ma aumenta il loro reddito-patrimonio (siamo ormai alle 10.000 £ per notte, suite reali escluse).
Sociologicamente l’hôtellerie di Londra ben fotografa la società che, a nostra insaputa, si va configurando. Definisco “chic povero”, per esempio, i nuovissimi hotel della catena “easyHotel”, stesso marchio della compagnia aerea. Il primo della serie è in Old Street, zona City, per notte costa 19,99 £, design d’avanguardia, l’arredo è talmente minimalista che c’è solo il letto, la stanza si ispira, anzi sembra proprio una camera iperbarica, senza però le bombole. Pagando un supplemento di una sterlina, stante la zona e l’assenza di finestre, si può scegliere uno fra questi tre panorami: Buckigham Palace, Tower Bridge, vista della City con la silhouette dei grattacieli. Entrati in camera vi trovate una finta finestra affacciata sull’altrettanto finta vista: mai una sterlina fu meglio spesa per un “sogno”, nell’accezione del Manifesto di Macron.
Puntuale il commento di Jorge Rodriguez “I nostri clienti preferiscono spendere soldi per una visita memorabile piuttosto di buttarli letteralmente fuori dalla finestra”. In assenza di finestra (alcune però l’hanno) è una genialata comunicazionale. Costui è il “Night Manager” di easyHotel. Trovo linguisticamente fantastica la definizione di “Night Manager”. Essendo vissuto nel mondo pre-Merlin, nelle “case chiuse” di allora i “night manager” erano donne corpulente che incassavano le marchette e mantenevano l’ordine, spruzzando contro noi giovani il “flit”(Ddt puzzolente destinato alle mosche) per allontanarci: in realtà era il nostro viagra. Se ci fosse stato il reddito di cittadinanza quello era il luogo dove lo avremmo speso: lo giuro.
Pare stiano studiando anche “ostelli chic” per famiglie, sempre con design d’avanguardia: questa variante non mi convince, famiglia è organizzazione ormai desueta. Poi c’è tutto il mondo legato agli affitti modello Airbnb ma questo richiede un Cameo ad hoc, partendo dalle inchieste realizzate da alcune meritorie piattaforme di giornalismo investigativo, ormai ultima speranza di conoscere cosa c’è sotto certi business, all’apparenza così innovativi da rimanerne sconvolti, che ci vendono un mondo pregno di “stile di vita”, senza un briciolo di “vita vera”. Appena dai una grattata alla superficie, ti appare tutt’altro: e tu ti ammosci. E non c’è neppure più il flit, e il Ddt è fuori legge.