LA PENOMBRA DI NOTRE DAME
Notre Dame è tornata. La sua ferita è rimarginata? Mi auguro di sì, ma temo di no.
Le ferite della memoria in quanto tempo si rimarginano, ammesso che si rimargino?
Mario Botta, quel giorno di cinque anni fa dette un’intervista al Corriere del Ticino: “Non siamo stati capaci di evitare un banale incendio, è uno smacco per la società dei consumi che va nello spazio, uno smacco che resterà per sempre. La cattedrale è la chiesa di tutti, è la chiesa della nostra identità.
Immensa verità!
Quando facevo il CEO e giravo il mondo, spesse volte la domenica mattina la passavo visitando chiese, non solo perché sono cattolico, ma perché sono luoghi dell’anima, e lo facevo sia fossero cattoliche, protestanti, luterane. E dopo una settimana passata nello zoo del business e del management, solo lì mi sentivo tornato persona, sensibile e pensante.
Una curiosità. Ci sono eventi (il crollo delle Torri gemelle, Notre Dame) che impattano in modo devastante sulla nostra vita, sulla nostra psiche, al punto da farci ricordare, per sempre, cosa facevamo non solo in quella giornata particolare, ma in quel momento particolare.
Spero che nella ristrutturazione gli architetti siano riusciti a ricreare l’atmosfera precedente.
Secondo la filosofia medioevale, il Bello, il Vero, il Bene, sono i tre attributi del Divino.
Perché Notre Dame, e tutte le cattedrali medioevali, vivono su un delicatissimo equilibrio che si è venuto a creare nei secoli, quando i tre attributi divini incontrano la luce e la penombra.
Sono luoghi dell’anima e, almeno per me, l’anima preferisce la penombra.
Nella nostra vita ci sono un’infinità di penombre, e le scopri o nelle cattedrali o nel tuo animo.