Confesso che come analista indipendente, lontano dal mainstream imperante, la storia d’amore di Emmanuel Macron mi ha messo in crisi. La consideravo un aspetto strettamente personale, non la dimensione di marketing politico che ha assunto. In fondo era un naturale handicap golfistico di 24 a favore di Brigitte, lo stesso handicap a sfavore di Donald. Un grave errore, il mio.
Per fortuna, il mondo dei giovani, che seguo con infinita simpatia e interesse, ha fatto una mossa geniale: in termini comunicazionali equivale a un Nobel. In diretta tv Fedez (in ginocchio) chiede la mano di Ferragni, dando una consacrazione digitale al primo matrimonio fra due App umane. Neppure Steve Jobs era arrivato a tanto. Così ho potuto riposizionarmi sulla dimensione algoritmica-sentimentale, ora attendo che la politica declini anche questa mossa a suo uso e consumo.
Nell’analisi assumo che Macron abbia l’ambizione di interpretare, in modo innovativo, il suo ruolo di Presidente della Republique : la passeggiata solitaria alla Mitterand la fai una volta poi è bruciata. Anch’io devo imparare dagli errori, quindi ho aggiornato il mio protocollo operativo. Stante il rapporto di trasparenza e di amicizia verso i lettori è giusto renderlo pubblico:
1 Considerare, in prima battuta, fake qualsiasi notizia che provenga dall’establishment, di ogni ordine e grado. Le fake della Rete (leggi populisti), costruite in tinelli di periferie povere, non hanno spessore culturale (vedi scie chimiche, vaccini, mamme), sono facilmente individuabili.
2 Trattare, in prima battuta, qualsiasi personaggio celebre o potenziale come un prodotto costruito in laboratorio, su specifiche di marketing ben definite.
3 Cestinare, mentalmente, i curricula dei personaggi troppo colti ma che hanno un tasso di execution inferiore all’80% (il modello ottimale del leader è 10% dottrina, 90% execution). Checché ne dicano a Harvard, un eccesso di cultura (tecnica) e di processi mentali (alti), mediati però dal politicamente corretto, trasforma il cittadino nell’uccellino di Del Piero, quello della pubblicità dell’acqua Uliveto. Format che si presta molto a essere mutuato in politica, trattandosi di una storytelling delicata, al contempo sofisticata. Geniale il cambio di strategia di Del Piero: capito che la minaccia di comprare un gatto per liberarsi dell’uccellino petulante era percepita come politicamente scorretta, si inventa la campana di vetro, perché l’uccellino non disturbi il manovratore.
In termini di analisi, si apre un periodo molto stimolante: studiare i comportamenti organizzativi di Emmanuel Macron nei suoi primi 100 giorni, i segnali deboli che si produrranno, l’evoluzione del suo profilo. Il modello costituzionale francese lo aiuta, perché la figura del Primo Ministro è proprio concepita per fare da parafulmine al Presidente. Se le “ricette” hanno successo il merito lo prende il Presidente, in caso contrario la colpa è del Primo Ministro: Hollande ci era campato due anni nascosto dal casco, poi l’hanno scoperto, e fu la fine. Mutuando il tutto in salsa italica, avranno capito Gentiloni e Mattarella che il vero presidente alla francese, fino alle elezioni, sarà Renzi?
Sono certo che Macron avrà studiato a fondo l’esperienza italiana dei primi 100 giorni di Matteo Renzi, immagino non userà lo strumento delle “slide temporizzate”, autentiche bombe comunicazionali boomerang, nel momento in cui, percepite come cambiali, e non onorate, hanno connotato lo slideur fiorentino come moroso.
Chissà se procederà anche lui all’abbattimento dei cosiddetti “corpi intermedi” (partiti, sindacati, media, etc.), idea intellettualmente molto raffinata con il pericolo però di spostare il confine delle scontro ai “corpi di polizia” in assetto antisommossa (modello Maduro).
Macron sceglierà di andare allo scontro sociale o tratterà i francesi come l’uccellino di Del Piero, mettendoli sotto la “campana di vetro”? Vedremo.