Perché la Juventus F.C. viene eliminata ai quarti della Champions, pur avendo costruito negli anni, pezzo dopo pezzo, la squadra perfetta, con l’allenatore perfetto, progettata e costruita da una società perfetta, con un Presidente (Andrea Agnelli) perfetto e con un management, fino all’ultimo magazziniere, perfetto. Di più, con una tifoseria molto devota? Eppure, da anni vince il Campionato italiano con una facilità disarmante, come giustamente dice Massimiliano Allegri obiettivo molto difficile da raggiungere per chiunque: lei invece lo ottiene addirittura in surplace, con molte settimane d’anticipo.
Un tempo la Juventus F.C. era criticata da metà degli italiani per presunti “aiutini” degli arbitri, categoria considerata psicologicamente suddita del suo strapotere societario, ma da quando c’è il Var questa tesi non è più oggettivamente sostenibile, anche da tifosi estremi come me. Si diceva che per vincere in Champions ci volesse il cosiddetto “top player” (eppure lei ne aveva già almeno uno per reparto). Il Presidente Agnelli decide di fare un ulteriore, incredibile sforzo finanziario, “compra” (pardon, mi sono espresso male, “affitta”) a peso d’oro le prestazioni del Ceo di CR7, una Holding con le sembianze umane di Cristiano Ronaldo. La risposta, e relativo ritorno economico sul fantozziano investimento fatto, è immediatamente confermata dai risultati ottenuti sul campo dalla holding CR7. La Juventus arriva ai “quarti” grazie alla sua straordinaria prestazione agli “ottavi” contro il espurios Atletico Madrid del “doppio sangue” Diego Simeone, inventore del “cholismo”.
Ai “quarti” gli toccano i ragazzini dell’Aiax, nessuno lo dice, ma lo leggo negli occhi umidi dei miei amici “competenti” che sotto i baffi sorridono: CR7 & Soci li ridicolizzeranno. Si sentono già proiettati a Liverpool, per poi vedersela in finale con il Barcellona di Leo Messi. Una vittoria nella notte di Madrid, con tutto il pubblico schierato contro i separatisti catalani, sarà l’apoteosi di un ciclo iniziato con il geniale amministratore delegato al quale si deve il progetto visionario di questa straordinaria avventura della Juventus F. C.: Antonio Giraudo.
Invece, in una banale notte torinese la Juventus F. C. viene surclassata da una squadra di giovanotti che giocano un calcio antico a velocità moderna: che sia questo il nuovo paradigma del calcio 2.0? E ora che fare? Delle due opzioni sul tavolo, Andrea Agnelli ha scelto la prima: la continuità, confermando Pavel Nedved, Fabio Paratici, e pure Massimiliano Allegri. Così si comporta un Presidente che è pure proprietario: in primis difendere il patrimonio. Un amministratore delegato invece avrebbe licenziato il management e l’allenatore (ad alto livello chi sbaglia nell’execution paga, almeno io la penso così), monetizzato il parco giocatori monetizzabile, e sarebbe ripartito dai giovani (la Juventus F. C. ne ha molti, e tutti di valore). Avendo scelto, a caldo, la continuità, il Presidente Agnelli ha deciso di non imboccare la strada della rivoluzione. I tifosi ne prendano atto e ricordino che per Torino la Juventus, dopo lo scippo notturno della Fiat, è l’ultimo asset economico che ci rimane. Preservatelo.
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