IN GUERRA NON C’E’ IL PAREGGIO, SAREBBERO GRADITE UMANITÀ E BUON SENSO

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“Dobbiamo vincere perché non abbiamo altra scelta” è la frase che Benjamin Netanyahu usa da dopo il 7 Ottobre 2023. Questo mantra negli ultimi duemila anni è stato ripetuto da un’infinità di leader. A proposito di frasi mantra, recentemente ho apprezzato la risposta che il generale israeliano Herzl Halevi, capo staff dell’esercito, ha dato ai diplomatici americani che protestavano per le troppe vittime civili a Gaza: “Tutto quello che facciamo lo abbiamo appreso nelle vostre accademie militari”. Lo stesso Halevi ricorda quando, giovane allievo in una prestigiosissima accademia militare americana, aveva chiesto al generale-docente: “Quante vittime civili ritenete giustificate nella caccia al nuovo capo di Al Queda, Al Zarqawi?” Fu liquidato con un secco: “Non capisco la domanda”. Per carità di patria, immagino abbia evitato di citare, a fronte dei 2.408 americani massacrati a Pearl Harbour dai giapponesi, quanti milioni di giapponesi furono uccisi, atomiche di Hiroshima e Nagasaki comprese.

Molto meno diretta, più elegante, ma altrettanto chiara la proposta del “Piano della Vittoria” di Volodymiyr Zelens’kyj che già nel titolo contiene sia l’obiettivo sia la decisione. Stante che l’Ucraina è stata invasa dai russi, questo non poteva essere un piano di pace, infatti lo chiama “Piano della Vittoria” (in guerra si vince o si perde, non c’è il pareggio). Però uno Stato senza le atomiche non può vincere contro uno dallo sterminato arsenale atomico, quindi deve cercare di coinvolgere nella guerra alleati (disponibili a farlo) che però siano anche potenze atomiche. Per l’Europa, in questo senso, contano solo Francia e UK. É il disegno che giustamente persegue Zelens’kyj. America, UK, Francia, accetteranno questa logica?

Mi pare invece che presso l’opinione pubblica italiana ci sia scarsa consapevolezza della potenziale gravità della situazione, oggi parlare, sia pure in termini teorici e prospettici, di guerra atomica è ancora considerata una boutade, e lo è nei due luoghi estremi della nostra società civile, i salotti delle ZTL e i tinelli delle case popolari di periferia. Non essendo l’Italia una potenza atomica, non essendoci il pericolo dell’art. 5 perché l’Ucraina non fa parte della Nato, protetti come siamo dall’art. 11 della Costituzione, dalla presenza del Vaticano e dalla ferma posizione di Papa Bergoglio, ci sentiamo semplicemente fuori dai giochi, quindi dal pericolo atomico.

Come vecchio “scenarista di business” mi piacerebbe conoscere i diversi “Scenari del Pentagono” e relativa strategia nel caso in cui, messo con le spalle al muro, Vladimir Putin non avesse altra alternativa che suicidarsi nel bunker oppure mettere il dito sul pulsante rosso. Un aspetto di cui non mi risulta si sia mai parlato, pur essendo certo che il Pentagono e la CIA abbiano sviscerato chissà quanti Piano B della Russia. Provo a ipotizzarne uno: sparigliare le carte, spostando il problema altrove, come si fa spesso nel business. Per esempio, spostare la guerra nel quadrante mediorientale. Ripeto, piuttosto di suicidarsi nel bunker o premere il pulsante rosso, Putin potrebbe informare l’America della sua decisione di fornire un pacchetto di atomiche all’Ayatollah Ali Khamenei, of course per la sua difesa antisionista.

Comunque vada, che tristezza! Siamo all’inizio del terzo millennio, quattrocento anni dopo la speranzosa Pace di Westfalia, e oltre otto miliardi di persone, a est come a ovest, al sud come al nord, sono governati da élite speculari nelle loro miserabili incapacità di farli uscire dallo schema perverso e ignobile della guerra, che ormai è dimostrato: nulla risolve ma tutto distrugge.

Zafferano.news

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