Sull’immigrazione grava questa implacabile nebbia agostana, per dirla alla “brutazza” (copyright Giorgione Barchiesi) a noi élite minoritarie, con ancora un barlume di intelligenza, cosa conviene fare? Ecco il quadri dilemma:
- Trattare il problema dell’immigrazione secondo il modello Merkel–Erdogan cioè chiudere le frontiere esterne e quelle interne fino allo smaltimento del surplus italico. Nel nostro caso, significherebbe adottare una parola impronunciabile “Blocco navale”, cancellata dal vocabolario dei salotti e degli oratorii. Poi, un giorno riaprirlo, per tornare a flussi secondo legge, che però passano da un controllo rigoroso delle frontiere. L’idea di Marco Minniti che oltretutto coincide con un recupero di un nostro ruolo politico economico in Libia.
- Mantenere il modello attuale, che rappresenta, grossolanamente, la filosofia di vita delle élites “de sinistra” oggi maggioritarie nel paese, che hanno come riferimento alto l’incontro fra l’ateismo colto di Eugenio Scalfari e la misericordia terrena di Papa Bergoglio (quando scrivo di politica rifiuto di usare Papa Francesco al quale va la mia devozione di fedele). Questo modello ha tre aspetti pericolosi per lor signori: a) portare al potere, attraverso regolari elezioni, pentastellati, leghisti, destra, spazzando via il nuovo centro-sinistra in via di costituzione: Renzi-Alfano-Berlusconi; b) marginalizzare, in termini culturali, quell’arcipelago che si riconosce nel duo Roberto Saviano e Monsignor Galantino, nella “società aperta” di George Soros e nella “società equa” dei finanziatori tedeschi della Ong Jugend Rettet ; c) rischiare che si rompa la sottile paratia, ormai solo linguistica, precipitando nel riconoscimento-bestemmia: “In fondo, anche gli scafisti svolgono un’attività umanitaria”.
- Seguire il modello svedese, prendere cioè tutti gli immigrati che arrivano (specie rifugiati), e poi creare le No Go Zone, cioè veri e propri quartieri di concentramento interni alle città, che sarebbe poi l’aspetto operativo del modello 2.
- Adottare la strategia dei samurai giapponesi: nessun immigrato ammesso sul territorio, debito pubblico tutto autoctono per non essere soggetti ai ricatti internazionali, mettere in conto una diminuzione della popolazione del 30% (il Giappone dai 130 milioni di oggi, progressivamente scenderà fino al 2060 per poi stabilizzarsi sui 100), sostituire la forza lavoro mancante con robot (giapponesi), in modo da avere sempre la piena occupazione.
Oggi concentriamoci sulla mitica Svezia. Arrivi a Stoccolma, prendi la metropolitana, 20 minuti dal centro, scendi alla stazione di Rinkeby, un cartello ti informa, in politicamente corretto, che lo Stato finisce lì, sei nella “No Go Zone”. Nel grande quartiere dei “rifugiati” la stazione di polizia è stata chiusa, la posta non viene più distribuita, le ambulanze entrano scortate, le bimbe dopo l’asilo sono già tutte velate, la grande centrale elettrica è ora un’immensa Moschea (joint-venture Arabia Saudita-Qatar, con imam solo ultra radicali). In pratica, la Svezia ha perso un pezzo di territorio, è nata una specie di Catalogna islamica, con propria religione, lingua, scuole, manca solo la Banca centrale, mentre i premi Nobel si consegnano ancora al Konserthuset di Stoccolma e non a Rinkeby.
Questa politica ha portato a una guerra continua fra islamici arrabbiati e svedesi identitari (questi sono in rapido aumento), creando una faglie nella società svedese che si sta allargando via via che le due placche sotterranee si scontrano. Che fa il governo sinistro-verde? Ha messo la censura sui disordini continui, e si è buttato sull’antisemitismo (tecnica ben conosciuta che, sul breve, funziona sempre: tutti contro i presunto antisemita e intanto l’islamico radicale opera). Gli svedesi si barricano nei centri della città, ultima ridotta loro rimasta.
Chi vuole approfondire questo modello legga libri e articoli dello svizzero Stefano Piazza, uomo di sinistra e uno dei maggiori esperti europei di immigrazione. Se ne esce sconvolti, e non capisci più se sei ancora un europeo o cos’altro. Piazza agli italiani dice: fate attenzione a Bologna, a Brescia, a Roma Tor Pignattara. Grazie, caro amico, ma temo serva a poco.
Riccardo Ruggeri