Anni fa conobbi Angela Maria Borello, titolare e direttrice della scuola per l’infanzia Saint Denis di Torino. Tre dei miei quattro nipoti frequentarono quella scuola. Quando, a volte, andavo o a prenderli o a portarli erano sempre sorridenti.
Angela mi fece leggere un manoscritto sulla sua esperienza di educatrice dei bimbi basato sui valori della socialità, della non violenza, della creatività cognitiva. Era riuscita in un’impresa straordinaria: far diventare scrittori dei bimbi (2-5 anni) che formalmente non sanno ancora scrivere, ma hanno un’incredibile capacità di dialogare con le loro maestre, facendoci riflettere, sorridere, ridere di cuore, a volte (sempre più spesso) vergognare.
Pubblicai Maestra, ma che sarà di me? Coinvolsi Massimo Recalcati che scrisse una splendida recensione, il libro ebbe un certo successo. Quando concepii Zafferano.news decisi: la rubrica di chiusura sarebbe stata “I Bimbi del Saint Denis”. Subito è stata molto seguita perché alcuni pensieri sarebbero degni di un articolo di fondo. Le sintesi sono straordinarie, usano parole semplici, spiazzanti, dal significato profondo.
All’arrivo del Virus, poi del Vaccino, cominciai a leggere i loro pezzi con una diversa attenzione, cercavo di cogliere eventuali cambiamenti nel triangolo magico dell’educazione prescolastica: Bimbi-Genitori-Maestra.
Il Saint Denis è stato sempre aperto (salvo le tre settimane di obbligo statale) ma il “triangolo” si era spezzato. I Genitori, come ovvio, causa i protocolli COVID, dovevano lasciare i Bimbi sulla porta, gli incontri Genitori-Insegnanti vennero annullati. Tutti ne soffrirono. I Bimbi erano costretti anche loro a rispettare i protocolli che la Scuola si era data. Essendo vietati i rapporti fisici fra le classi, furono costruite delle “bolle” (tipo NBA!) e i vari spazi, interni e in giardino, furono delimitati e assegnati alla bisogna.
Ma i Bimbi non si persero d’animo, misero a punto strategie comunicazionali innovative: non si mischiavano più i singoli, ma il gruppo interloquiva con gli altri gruppi, rispettando il distanziamento.
Mi ha confermato Angela che i Bimbi hanno saputo cogliere tutti gli aspetti positivi del caso, valorizzando più le opportunità che non i vincoli imposti dalle regole. Un parallelo con la mia storia di bambino. La Seconda Guerra Mondiale iniziò quando avevo 6 anni, a 9, in terza, fui ferito in un bombardamento, la scuola la frequentai con le stampelle, finì quando ne avevo 11. Fu un’esperienza di vita straordinaria, rimastami impressa per sempre. In positivo.
Per i Bimbi del Saint Denis il COVID sarà una grande esperienza di vita. Sarà utile per il loro diventare adulti consapevoli? Leggendo questo loro primo scritto dopo l’apertura alla visita dei musei si direbbe di sì.
“Visita alla Galleria Sabauda. Stiamo percorrendo, osservando e spiegando le opere lungo i corridoi e le sale espositive. Agnese (5 anni) si avvicina “Maestra ma perché siamo stati così tanto tempo senza venire nei musei”? “Non si poteva, i musei erano chiusi per il COVID”. “Ma ti rendi conto di cosa ci hanno tolto? E poi secondo me tutti questi signori dei quadri si sono sentiti solissimi, a loro mancavano i bambini come noi che li guardano”. Accanto a lei Filippo (5 anni) ascolta e dice “Maestra ma come si chiama questo signore qua nel quadro?” “Carlo Alberto”. Aggiunge contento: “Lo vedi adesso che stiamo passando Carlo ride sotto i baffi perché è contento che qualcuno lo guarda, e lui lo vede”.
Pare evidente come i bimbi del Saint Denis apprezzino il ritorno alla loro ritualità di incontrarsi, giocare in giardino, visitare i musei. Meravigliosa l’analisi di Filippo su un Carlo Alberto che se la ride sotto i baffi della fine del lockdown.
Di certo l’uscita dal COVID li avrà cambiati, penso in meglio, perché avranno scoperto che i paracarri della vita ci sono e, per crescere, bisogna superarli. Il problema sarà di noi adulti, dovremo capire che il “rischio zero” non esiste, la vita dobbiamo viverla per quella che è: se sei libero e non gregge, la vita è una cosa meravigliosa.
I nostri figli vogliono che di fronte alle avversità ci comportiamo come il Carlo Alberto del quadro. Il ritorno alla vita è reimparare a “ridersela sotto i baffi”. I Bimbi vogliono che usiamo parole sorgive, come quelle del Pater noster, ma con la leggerezza dell’acqua di fonte che quella preghiera impone
Come diceva Oscar Wilde “Se l’uomo delle caverne avesse saputo ridere, la Storia avrebbe seguito un altro corso”.
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