Nel prossimo Cameo verrà ufficializzata IDEA (Idea organizzativa per il XXI secolo, con IA incorporata). Questo è una amuse-bouche per sollecitare le papille mentali di chi ama l’alta cucina dell’organizzazione.
Che IDEA sarà mai quella di un vecchio signore che decide di trasformarsi in cantastorie medioevale, spendere l’intero suo novantunesimo anno per andare su e giù per Italia, Vaticano, Svizzera italiana, per illustrarla, “in presenza” o “streaming”, chiedendo solo di essere invitato?
Che c’è dietro IDEA? Nulla, se non la mia profonda convinzione che le “organizzazioni umane” che ci siamo date nel Novecento siano via via diventate talmente rigide da non rispondere più al bisogno di cambiamento che il futuro impone. Sembra quasi che, a loro insaputa, vadano assumendo la rigidità della morte. Se così fosse, IDEA potrebbe essere la risposta? Questa è la scommessa.
Cos’è IDEA? Banalmente, il sogno di un ventenne plebeo, oggi si direbbe un “ultimo”, che allora voleva cambiare il mondo semplicemente cambiando il modello organizzativo delle organizzazioni umane “grandi, medie, piccole”, in essere da duemila anni.
Nei primi anni Sessanta, lo volevo fare ispirandomi al modello organizzativo della Chiesa cattolica, articolato da sempre su soli tre livelli (sic!), sposando in parte la filosofia organizzativa delle Abbazie.
Solo dopo oltre sessant’anni di studi e di pratica manageriale ho deciso di parlarne in modo strutturato, stante che IDEA era stata ormai testata sul campo. Vi erano state, a partire dagli anni Novanta, tre “Execution in corpore vili” di certificato successo (una multinazionale, poi quotata a Wall Street, un’innovativa iniziativa editoriale “libri & giornali”, un caso di “organizzazione domestica”). Oltretutto, IDEA ha già incorporata la sua IA, che può farle fare un altro salto di qualità. Ne parleremo nel corso del Grand Tour.
Com’è stata configurata IDEA?
1 Lavorando su una diversa declinazione di quattro parole chiave: delega, selezione, formazione, leadership collegate da un fil rouge che le potenzia e le rende, operando sul loro assemblaggio, strategiche;
2 Confinando la parola controllo nello zoo amministrativo-logistico a lei assegnato:
3 Dando a IA un ruolo attivo di “profondità”, con però uno spettro orizzontale limitato al controllo amministrativo-logistico dell’intero processo.
Il tutto in un coerente scenario strategico di riferimento: si veda l’autoassegnarsi la delega “modello anestesista” del primo esempio applicativo.
I tre esempi applicativi, tutti di successo, ora configurano compiutamente IDEA. Ho deciso che questi non verranno messi per scritto ma raccontati a voce: mi rifiuto di trasformarli in business case fini a se stesso. Il business case non sono le tre applicazioni, lo è IDEA, senza di lei, e il quadro strategico di riferimento dato, i tre “casi” non sarebbero mai nati.
Se si osservano i risultati politici-economico-culturali dell’Occidente in questi ultimi trent’anni (dalla caduta del paracarro militar-culturale rappresentato dal Muro di Berlino in avanti) si ha la conferma che la risposta “tecnocratica”, sia in termini di modelli culturali, sia di singole leadership, abbia fallito. Ha dimostrato di non avere gli anticorpi per liberarsi sia della burocrazia esistente, sia di quella autoprodotta, oltre a non disporre di ormoni potenti per affrontare d’impeto il futuro, uscendo per sempre dalla rigidità burocratica dei protocolli esistenti.
Siamo ormai in presenza di organizzazioni, spesso di enormi dimensioni, addirittura semi monopoli, che il “mal sottile” prodotto dall’attuale modello organizzativo (responsabilità, funzionamento, costi, da decenni spesso non più governabili) ha ingessato dentro un involucro burocratico. Quando si raggiunge una certa fragilità economico-organizzativa per uscire dal cul de sac risulta impossibile una loro ristrutturazione, si impone una rifondazione.
IDEA potrebbe essere la risposta? Io ci credo. Il 16 gennaio il Gran Tour inizia, prima tappa il Politecnico di Torino.