GIORNALISMO IN VERSI LIBERI

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Uno degli obiettivi che si è posto Zafferano fin dalla sua nascita è stato quello di studiare e fare sperimentazione nel campo dell’editoria, specie in quella definita “editoria quotidiana”. Questa da tempo sta subendo un lento declino, in certi momenti pare essere irreversibile.

Qualsiasi studio e sperimentazione nel campo dell’informazione-comunicazione non può però prescindere da uno “scenario” di riferimento. Da molti anni scrivo, per puro divertissement intellettuale, “scenari”, non li pubblico perché li considero semilavorati da utilizzare per la mia attività di scrittore-giornalista. In questo caso, sintetizzo uno di quelli estremi (worst case scenario). Come ovvio ne ho un altro, opposto, che prevede la “scelta isolazionista” dell’America.

1 Scenario estremo

Un’assunzione alta. Il 2024 probabilmente sarà l’anno più critico per l’Euro-America, comunque vadano le due elezioni il cambiamento che ne seguirà sarà radicale. Il “Nuovo Ordine Mondiale” (NOM) a cui lavorano, si immagina dietro le quinte, sia i regimi autocratici dell’Oriente e del Sud del mondo sia quelli democratici dell’Occidente, potrebbe trovare un suo compromesso in un nuovo modello politico, economico, culturale? Mi chiedo: potrebbe essere questa l’unica opzione alternativa alla Terza Guerra mondiale nella quale i pessimisti ci dicono si stia scivolando?

Un’assunzione operativa. Se sì, verrà definito un modello comune frutto di un compromesso fra i due spicchi del mondo? Tale compromesso potrebbe prevedere, in economia l’adozione, a livello mondiale, del nostro CEO capitalism, di contro la governance politica potrebbe essere quella autocratica di Cina e di Russia. Con la IA come terzo socio? In questo contesto, una forma di censura sull’informazione politica-economica-culturale sarebbe automatica. Verrebbero messi in discussione anche i supporti da usare, quindi non solo lo scritto, ma pure la voce (podcast), il video, il teatro (pièce). L’unica risposta difensiva di chi si oppone potrebbe essere l’uso della poesia, e delle metafore, che ad essa sono connaturate?

Un’assunzione emotiva. IA ha, di fatto, un solo nemico, ma invincibile: la metafora, che è il linguaggio profondo dell’animo umano, non riproducibile da nessuna batteria di algoritmi. Per noi editori, scrittori, giornalisti, soprattutto persone perbene, la metafora è l’unica arma di difesa contro la censura, l’equivalente mentale di Enigma di Alan Tuning. In un‘atmosfera di questo tipo, non c’è dubbio che si difende meglio la nostra libertà personale con la poesia che non con la prosa. E dovremo pure imparare a vivere negli “interstizi” delle libertà marginali che ci verranno concesse, trasformando gli stessi in un mondo privato, intimo, per i credenti pure religioso, solo nostro.

2 Proposta operativa

In coerenza con quanto sopra, scelgo quella estrema, il componimento poetico in luogo del classico articolo, la descrizione dell’atmosfera in luogo del racconto dei fatti e relativi commenti.

Da anni, a mò di trifulau albese, raccolgo non solo poesie ma versi singoli di grandi poeti da me amati (Jorge Luis Borges in primis, poeta da interstizi per eccellenza). Con questa “chat GPT contadina”, rigorosamente non algoritmica, ci ho già scritto un libro, “Guerra e Poesia” e ora lavoro a un giornalismo in versi liberi.

Quale la modalità? Configuro lo schema, sistematizzo i versi altri prescelti, inserisco i miei versi liberi, infine assemblo il tutto secondo le regole del gonzo journalism impartitemi direttamente da Hunter Thomson quarant’anni fa. Così è nato il “Cameo Poesia”. Li ho chiamati “Versi dal Container”, perché la mia mente, vivendo immersa in quest’epoca, rassomiglia sempre più a un container di merci alla rinfusa, piuttosto che al Parnaso greco, ove gli unici suoni erano quelli del vento e degli uccelli.

L’aspetto affascinante di questa avventura intellettuale è che con il “Cameo Poesia” lettori e autori devono entrare in simbiosi fra loro, pur rimanendo relegati nei loro interstizi di vita. Concepito per descrivere l’atmosfera di un mondo in declino come l’attuale, il “Cameo Poesia” non ha un titolo, solo un numero progressivo (per tutto il 2024 avrà cadenza mensile). Si candida ad essere la password che certifica il rapporto privilegiato fra lettore e autore. Perché si scrive poesia spinti dalla convinzione che sia la parola lo strumento che dice, significa, risuona, ritma la nostra vita sociale. Senza mai dimenticare che il vero giornalista è colui che sa guardare il cielo mentre ha i piedi nella palude della vita, protetto solo dalle sue galoche di gomma.

Il “Cameo Poesia” non racconta nessuna storia, non prende posizione alcuna, non lancia messaggi, men che meno fa politica. Cerca solo di cogliere l’atmosfera nella quale siamo immersi, un’atmosfera pesante che ci governa e ci condiziona, usando parole vecchie rese nuove dalla poesia. Un giornalismo d’atmosfera, da assumere come concentrato di metafore. Per questo dev’essere non solo “letto” ma pure “odorato”, per essere poi assorbito, come fosse un farmaco a rilascio prolungato. L’incipit (le due prime terzine) sarà lo stesso almeno per tutto il 2024, per ricordarci il contesto di riferimento nel quale siamo, e le difficoltà che abbiamo per uscirne. La chiusa sarà sempre la stessa con la congiunzione avversativa limitativa “Tuttavia ….” Termine chiave del Cameo Poesia.

Qua, nei suoi tre puntini sono nascosti i nostri pensieri più segreti e più profondi, qua è custodito il microclima della nostra libertà, che alcuni di noi temono di perdere. Qua ci sono le “parole chiave” segrete, che ciascun lettore, in base alla sua sensibilità, coglierà o non coglierà.

Da questa “complicità” autore-lettore, nasce la speranza di sopravvivere, sorridendo, al possibile “Nuovo Ordine Mondiale”. Se dovesse effettivamente nascere, noi saremmo culturalmente attrezzati per difenderci, come ovvio con i soli strumenti della Poesia.

Se si verificasse questo “scenario”, temo rimarremo in pochi, sia come lettori che come giornalisti legati a questo mondo. Varrà anche per noi la profezia di Papa Ratzinger sui cattolici del XXI secolo: “… saranno pochi ma di altissima qualità?”

3 Esempio

Cameo Poesia

Versi liberi dal Container

Sono stato Re, Zar, Sultano, Ceo.

Posseggo l’arte rara di profumare il quotidiano.

E pure quella di profanare i miasmi del passato.

Certe notti di luna divento un selvaggio scrivano.

E non ho scritto neppure metà delle cose vissute.

Come Tamerlano il Grande. Come Jorge Luis.

Il mio Regno è di questo mondo.

La mia parola più infima è di ferro.

Il mio nome è un docile strumento,

Omaggio al mio libero arbitrio.

Fui pastore in Patria.

Ho abbeverato la sete dei miei cavalli nello stanco Padus.

Ho sconfitto eserciti di Oriente e Occidente.

Ho devastato popoli, religioni, civiltà.

Ho aggiogato al mio carro loschi Re e Presidenti.

Ho bruciato il Corano e il Libro dei Libri.

Ho innalzato piramidi di teschi.

Ho avuto fra le braccia candide amanti,

Restituendole caste ai loro sposi.

Cerco la mia faccia in ogni specchio.

E non la trovo.

M’accorgo così esser specchio senza faccia.

Cerco la mia scimitarra in ogni fodero.

E non la trovo.

M’accorgo così esser fodero senz’arma.

Eppure ….

Sono inquieto.

Ma nulla può succedermi.

Sto appiccicato ai portatori di luce.

Con loro mi sfilaccio come un pastrami ebraico.

Con loro mi deterioro nel fumo della carne esausta.

Senza che il coriandolo possa nascondere l’effluvio pesante,

Dell’oscena spezia repressiva.

Siamo Re, Zar, Sultano, Ceo.

Da sempre reggiamo l’Oriente e l’Occidente.

Da sempre entrambi sono ai nostri piedi.

E noi li calpestiamo, con soave leggerezza.

Svagati.

Tuttavia ….

Zafferano.news

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