Il mio ultimo libro ha avuto una serie di recensioni positive, proprio perché spesso critiche. Certo, autori e recensori sono due facce della stessa medaglia, spesso tendono a parlarsi addosso, figuriamoci nei casi in cui sono pure amici. Ma quelli che contano veramente sono i lettori, loro il libro lo comprano e lo leggono. Il fatto poi che ce ne siano alcuni che mi scrivano, indipendentemente dal loro giudizio di merito, è sincera soddisfazione personale. Scrivere per me è liberazione e sofferenza, questo libro mi ha prosciugato, curiosamente mi ha però ringiovanito, come dice orgogliosa la mia nipotina all’amica: “sai, mio nonno è diventato un blogger” (ora il mio obiettivo è diventare un hacker). Nei nove anni di costruzione del libro sono passato dall’esaltazione a incazzature multiple, dalla fiducia alla depressione, e intanto scrivevo, scrivevo, poi attutivo, tagliavo, ripristinavo, ritagliavo. E ancora, i momenti esaltanti del 2016, della Brexit, della sconfitta di Hillary Clinton, dello schiaffo doveroso nel referendum nostrano. Ovvia la delusione delle non dimissioni di massa di quelli delle classi dominanti occidentali, dopo queste sconfitte. In fondo si trattava di fare ciò noi piccoli e medi imprenditori, certo con sofferenza, facciamo passando il testimone ai nostri successori, familiari o manager che siano. Quando? Quando capiamo che non produciamo più innovazione, valore aggiunto, peggio, siamo di freno allo sviluppo dell’impresa: siamo diventati gomitoli. E certe volte, poiché la vita si è molto allungata, bisogna avere il coraggio di saltare una generazione.
Fra le tante mail che ho ricevuto, ho scelto questa, proprio perché, come diceva mia mamma, sa di bucato (lei usava la cenere), lo scrivente ha avuto un corso accademico e professionale che avrebbe potuto segnarlo, in negativo, per sempre, e invece no, è rimasto integro. Chapeau, caro B.
“Gentile signor Ruggeri, mi chiamo B.M.C. e ho 27 anni. Mi sono formato nel salotto buono delle Università e delle Business School europee (cita due nomi molto prestigiosi) e da circa due anni, dopo un’esperienza di otto mesi in .. (cita una delle sette sorelle dell’oligopolio della consulenza mondiale), sono entrato nel Gruppo .. (cita una importante multinazionale euro-americana).
Il suo ultimo libro “America. Un romanzo gotico” ha dato voce a una frustrazione che covo interiormente da quando ho iniziato ad affacciarmi, con spirito critico, ai grandi temi della politica e dell´economia. Del suo libro ho condiviso ogni singola parola, ogni pausa, ogni virgola.
La ringrazio per essere riuscito ad esprimere, in maniera chiara e mai stucchevole, tutto il marcio che c’è in questo mondo di moderati sive de grege, di politicamente corretto, di deliri globalisti e multi culturalisti, di persone che sacrificano i diritti umani in nome di presunte libertà civili. Le sue parole, senza alcun tipo di retorica, rappresentano per me una speranza.
Grazie mille.”
La risposta a B.M.C. è banale: grazie e complimenti, lei è culturalmente attrezzato per vivere gli anni a venire. La guerra civile strisciante (verbale) fra le forze filo establishment e quelle anti, nella quale siamo immersi, continuerà, da un lato ci sono quelli al potere, vogliono imporre il loro “stile di vita”, dall’altro coloro che non lo accettano, mettono davanti “la vita”. Il primo è basato sulle parole del preside della facoltà di lettere di Harvard all’inaugurazione dell’anno accademico 2016-17: “Dovete dimenticare le vostre radici, ora appartenete a Harvard. Qui imparerete a mettere in discussione i vostri ideali. Non chiedetevi cosa potete fare per il mondo, ma che mondo volete creare. Harvard farà di voi degli idealisti scettici”. E’ lo stesso orrendo linguaggio del suo studente Mark Zuckerberg. Ogni volta che li leggo, ho un brivido, mi ricordano il periodare di Joseph Goebbels, l’uomo nero della mia infanzia. Come ovvio, sto dalla parte di B.M.C. , e gli auguro ogni bene. Sono certo che quando andranno al potere quelli della sua generazione il mondo migliorerà.