Il 1° maggio i cittadini italiani hanno festeggiato la giornata dei lavoretti (gig economy), l’establishment la nascita del “nuovo Pd”, Matteo Renzi ha goduto per la rivincita tanto attesa. Nessuna ironia. La parola chiave è “nuovo”: Renzi ha concluso il percorso, iniziato con Leopolda 1, successore, in parte, di quel Romano Prodi, incoronato federatore del centro sinistra, pendant di quel Silvio Berlusconi, federatore del centro destra. La vittoria del ceo capitalism sul capitalismo classico ha eliminato, come dicono i colti, i concetti di “destra e sinistra”, sostituendoli con “basso e alto”. I media di regime hanno fatto passare il messaggio che il primo è il “vecchio”, il secondo è il “nuovo”. Renzi l’ha interpretato da scultore, togliendo materiale dalla vecchia statua del Pd, facendone una nuova, più magra, più minuta, ma più compatta. Emmanuel Macron l’ha fatta da pittore, aggiungendo materiale su una tela intonsa, ma il risultato è lo stesso: un partito della nazione, né di destra, né di sinistra, come vuole l’azionista unico di entrambi, l’establishment. Al di fuori della scultura italica, del quadro francese, c’è una massa informe di populisti, null’altro. Così è stato concepito, a tavolino, il campo di battaglia dello scontro finale. Passerà questo disegno? Converrà all’establishment questa strategia? Lo diranno i cittadini nelle urne, saranno elezioni on/off. Come membro dell’establishment la considero una strategia idiota, come manager imprestato al giornalismo, divertente.
In termine di chiarezza, per noi apolitici il nuovo Pd è una bella notizia. In Italia e in Francia, la classe dominante ha finalmente deciso di gettare la maschera, di uscire dall’ambiguità, e di identificarsi con un partito, con un uomo, qua Renzi, là Macron: due figurine Panini sovrapponibili. Berlusconi, e i cespugli cedui che lo circondano, dovranno solo decidere se fare i portatori d’acqua a Renzi, unico ruolo rimasto loro. La sinistra vera dovrà decidere se rimanere divisa in tanti boschetti cedui ovvero raggrupparsi sotto le insegne di un pioppo tremolo (Giuliano Pisapia). Una leggenda russa narra di un albero, il pioppo tremolo, che trema anche quando il vento non soffia. M5s, Lega, destra non hanno altra opzione che uscire dall’angolo.
Chiusa l’esperienza “Destra-Sinistra”, ognuno di noi prenderà posto, o nelle poltrone dell’establishment o sugli strapuntini dell’anti establishment. L’importante è che i cittadini abbiano chiaro, sia il disegno strategico e la conseguente politica che verrà da costoro sviluppata, sia quello, all’apparenza inesistente, delle forze anti establishment. Avvalendomi delle sole competenze che posseggo, quelle manageriali, e sulla base di molti “segnali deboli”, ho provato a scrivere, per mio uso e consumo, la mission del partito dell’establishment. Sia se vuoi farne parte, sia se vuoi opporti, devi capire come costui opererà.
“E’ costruito per: a) indebolire le identità e le frontiere; b) promuovere un mondo globalizzato e standardizzato; c) mettere al centro della scena il cittadino-consumatore e non il cittadino tout court; d) impoverire la classe media e sedare quella povera; e) implementare uno stile di vita coerente con questo modello”.
Tanto è chiara la mission dell’establishment, tanto è oscura, per ora, quella dei partiti dell’anti establishment (M5s, Lega, Destre varie, Sinistre varie). Questi se perderanno le prossime elezioni, ridotti a straccioni politici, avranno vita grama. Per ora hanno trovato una parola curiosa per bollare i loro nemici dell’establishment: Rom. Nasce da un’ironica intuizione di Marine Le Pen. Questa, per connotare Macron (e l’establishment francese che lo ha trasformato da brioche salottiera a baguette da discount), ha coniato il termine Rom, per significare “rassemblement des organisations mondialiste”. Lo ha fatto giocando sugli attacchi sconclusionati e razzisti di suo padre, Jean-Marie, portati allora contro i Rom veri (intesi come etnia).
Sono curioso di vedere se i nuovi Rom di Francia e d’Italia andranno al potere, e potranno governare. Nessun problema invece per la vecchia Regina dei Rom, Angela Merkel: lei al potere dell’Europa, in solitudine, c’è e ci resterà.
Riccardo Ruggeri