Nel grande pettine Europa i nodi dell’immigrazione stanno arrivando, implacabili

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Anni fa paragonai l’Europa a un pettine di osso, con una trentina di denti, uno grande e lungo al centro, i rimanenti tutti diversi uno dall’altro, al punto che non era possibile usarlo per la sua funzione basica: pettinare. Anzi, se lo usavi i capelli si scompaginavano ancora di più, si strappavano, al punto che, lo scorso anno, gli azzimati inglesi si rifiutarono di usarlo, ma mal gliene incolse.
Ora i nodi che stanno arrivando al pettine, sono in aumento esponenziale, paiono implacabili, pochi si pettinano, i nodi si ingarbugliano sempre di più, ergo siamo tutti più scompigliati.
Il primo nodo riguarda la Germania. Certo, in teoria la rielezione di Angela Merkel è ovvia, automatica, oltretutto i tedeschi non possono pretendere di più, il suo profilo è quello che maggiormente si avvicina ai connotati del tipico Cancelliere tedesco del Novecento proiettato, con prudenza, al XXI secolo.

Napoleone Bonaparte diceva che gli inglesi erano un popolo di bottegai; vero, ma erano guidati da una classe dominante di primissima qualità, in termini di vision e di execution. Di contro il popolo tedesco eccelle nell’execution, però la sua classe dominante è costituita da bottegai: Merkel ne riassume l’immagine perfetta, nel linguaggio, nei comportamenti, nelle decisioni politiche. Per esempio, con la sua furbizia bottegaia ha risolto brillantemente il problema dell’immigrazione via canale balcanico, con il blocco dello stesso da parte di uno stato canaglia, foraggiato con miliardi di euro. Ora però, lei è nelle mani di Recep Erdogan, se costui dovesse disconoscere l’accordo e riaprire il flusso dei migranti economici via canale balcanico, potrebbe saltare la sua elezione a Cancelliera, l’Europa entrerebbe in uno stato di disordine assoluto.

Questo nodo dell’immigrazione comunque arriverà al pettine, certo che è strano che il paese leader dell’Europa sia sotto schiaffo di un losco Califfo ottomano (curiosi i nostri intellettuali, ogni giorno coprono Erdogan di improperi, ma tacciano sull’accordo mafioso, pardon criminale). Divertente che ora tutti i paesi europei si siano schierati sulle posizioni di Viktor Orbàn, più nessuno lo chiama fascista, essendolo diventati tutti loro, nel momento in cui hanno blindato le frontiere.

Lo stesso vale per l’Italia. Matteo Renzi e Paolo Gentiloni sanno che se non vogliono uscire massacrati alle elezioni di febbraio devono pronunciare la parola impronunciabile: blocco navale. Certo, troveranno una locuzione gesuitica, meno violenta di quella, ma di “blocco” si tratterà. Di questa decisione, elettoralmente, ne beneficeranno tutti quelli a sinistra del Pd, Pierluigi Bersani, Nicola Fratoianni, Giuliano Pisapia, con la disperazione degli ultimi giapponesi dei salotti, dell’intellighenzia, delle Ong. Ma il vero unto del Signore sarà Matteo Salvini, a cui occorre riconoscere, che piaccia o meno, la primogenitura politica della parola “blocco”.

Confesso che ho sempre trovato idiota la non accettazione del blocco navale, nel momento in cui avevano considerato accettabile, da parte di tutti (Chiesa di Bergoglio compresa), il blocco terrestre in Turchia, per certi versi molto più ignobile, di una classe dominante alla frutta.

www.riccardoruggeri.eu

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