Visti all’opera Cuomo e De Blasio (New York) teniamoci stretti Zingaretti e Raggi (Roma)

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Una delle chiavi di successo della campagna elettorale di Donald Trump è stata l’analisi spietata sul degrado delle infrastrutture pubbliche. Quelli che si limitano a guardare i lustrini delle grandi città costiere, ascoltare le chiacchiere salottiere radical chic, leggere i pezzi patinati dei nostri corrispondenti che vivono nelle “bolle” di New York, Washington, San Francisco non sanno del drammatico degrado delle infrastrutture pubbliche americane, verificatosi negli ultimi trent’anni.

Il ceo capitalism (leggi il partito della nazione dem-rep del trio ClintonBushObama) per sua natura ha relegato il “pubblico” ai margini della società, come fosse un appestato (non uso il termine “bene comune”, da non pronunciare neppure sotto tortura). I quattrini pubblici li si regala agli “amichetti” tipo le felpe californiane, ai quali si vergognano pure di chiedere le tasse dovute, o agli architetti di regime. Se il sindaco è dem in America la bancarotta della città è una possibilità concreta.

Dopo disastri operativi di ogni genere (l’ultimo è successo a fine giugno con un treno deragliato a Harlem, finito contro un muro, 30 feriti, passeggeri terrorizzati, 800 pompieri coinvolti), il governatore dello Stato di New York,Andrew Cuomo, si è finalmente deciso a dichiarare lo stato di emergenza della “Subway” (la mitica metropolitana di New York). Ha anticipato che occorrerà almeno un miliardo di dollari (sic!), per una volta d’accordo con il suo compare Bill de Blasio (pur essendo entrambi dem bisticciano su tutto, salvo sullo spendere a pioggia quattrini pubblici). Due politici rispetto ai quali Nicola Zingaretti e Virginia Raggi paiono giganti.

Dopo anni e anni di sfruttamento, e di non manutenzione, la metro di New York “sta crollando, il servizio è pessimo, i binari collassano, il materiale rotabile è da museo”. Sono parole non mie, ma di Cuomo, che aggiunge come tutti i cicli di manutenzione siano stati rallentati per risparmiare: la segnaletica luminosa da 30 giorni a 90, la revisione vetture da 12.000 a 15.000 miglia, accuse immagino rivolte al predecessore di Di Blasio, il mitico MichaelBloomberg (buono quello!). Il loro Atac, Metropolitan Transit Autority, a detta di tutti è un grosso baraccone politico dove le due anime dem si scontrano in continuazione. Gli esempi più eclatanti sono stazioni cadenti oppure sfolgoranti, come Ground Zero e quelle nel Upper East Side della mitica linea “Q”. Peccato che queste abbiano prosciugato i bilanci destinati alla manutenzione corrente per offrire ai due compari di mettersi in mostra e vincere le elezioni. Una metro cadente con qualche stazione di lusso sfrenato questo pare essere il modello liberal, la filosofia delle chiacchiere rispetto all’execution è palese.

Il finale fa scompisciare dal ridere. Cuomo, preannunciato il miliardo di spesa, lo subordina a una “conferenza dei migliori cervelli”, subito battezzata “Genius Transit Challange” per bandire un concorso che garantirà un milione di $ a ciascuno dei tre vincitori che proporranno soluzioni innovative. Cuomo ha concluso il suo discorso con il classico “Abbiamo bisogno di idee nuove”. Che dire? Teniamoci stretti Zingaretti e Raggi, al peggio non c’è mai fine.

www.riccardoruggeri.eu

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