Stante l’età, alcuni giovani universitari locali, conosciuti al bar di Nadia quest’estate, mi fanno spesso domande sulla politica, sulle prospettive socioeconomiche, su varia umanità, persino sul calcio. Ho cercato di spiegare che poco o nulla mastico di politica, un po’ più di economia (6-), sul calcio so tutto del Toro, poco o nulla sul 4-2-3-1. Con loro sono stato chiaro fin dalla prima volta. Accetto solo domande da bar, in cambio garantisco risposte da bar. In certi casi fornisco pure “moral suasion”, però sempre e solo da bar. Sia chiaro nulla a che fare con la “moral suasion” del Colle, per sua natura colta e silente. A me ormai è rimasto un solo asset: i capelli bianchi. E un ultimo principio che difenderò fino alla fine: una persona libera, nel mondo del CEO capitalism, è l’opposto di una persona politicamente corretta.
La domanda che questi giovani continuano a pormi è secca: “Conte cadrà in Parlamento o per una rivolta di piazza?”.
Non c’è dubbio che sia una domanda da bar, quindi ecco una risposta da bar: “Conte cadrà, ma nel 2021. Non per una rivolta di popolo, ma per una valutazione delle élite”. Quando cadrà? “Prima del semestre bianco. Il Presidente non può lasciare al suo successore un governo impresentabile come l’attuale. Impresentabili sono pure la maggioranza e così l’opposizione. Tutti quelli che hanno collaborato con i 5S, sia nel Conte 1 che nel Conte Bis hanno perso la loro credibilità, quindi la loro carriera politica è da considerarsi tecnicamente finita. E non ci saranno votazioni anticipate. Non le vuole il Presidente, non il PD e la Lega (hanno il marchio d’infamia di aver governato con i 5S), non FI, figuriamoci i 5S”.
Il modello organizzativo-gestionale proposto dal Conte Bis è semplicemente ridicolo. Tre politici (influencer) al vertice della cabina di regia, sei supermanager a definire strategie con un centinaio di manager semplici a far loro da corona, ma con l’execution affidata al solito Commissario piglia tutto. Un organigramma nato morto.
Molto meglio mandare a casa i tre politici, sostituendoli con un tecnico non influencer. Da tempo ve ne è uno tenuto in panchina dal Colle, idoneo per un’operazione strategica come questa. Il nome è come ovvio tenuto coperto, comunque non è Mario Draghi. I partiti di centro sinistra e di centro destra, ripuliti dalle precedenti leadership, autorizzeranno il nuovo Premier a cancellare il reddito di cittadinanza e quota 100, troveranno un’intesa su come spendere i 209 miliardi del Recovery Fund, perché in tutta questa risibile vicenda c’è un solo punto fermo: non possiamo affidare 209 miliardi a questi qua. Nel grande negoziato troveranno l’intesa anche sul nome del futuro Presidente della Repubblica.
I miei giovani compagni di divertissement politico via Zoom si sono dimostrati soddisfatti. A me basta.