CARNE FINTA: UN’AUTO INTERVISTA DISTOPICA

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Per parlare della “carne finta”, in luogo del Cameo classico, mi sono inventato un’auto intervista, dove RR intervista R. Linguaggio e contenuti sono volutamente distopici, visto che le ignobili teorie cancel-woke spingono l’Occidente verso un mondo di mediocrità diffusa, al quale ci si può opporre solo uscendo dagli schermi della precensura, scrivendo appunto con modalità distopiche.

RR La ringrazio di aver accettato di rispondere su un tema diventato improvvisamente caldo: la “carne finta”, che il politicamente corretto ci impone di chiamare “carne coltivata”. So che lei, oltre che studioso del CEO capitalism, è anche un gourmet.

Sì, però un gourmet di cucina povera, quindi per i colti un gourmet-buzzurro. Fra pochi giorni festeggerò i miei “89” con un pranzo a due da Federico Lanteri (Osteria Martini, in quel di Pigna): un pinzimonio di sole verdure del suo orto in una salsa di bagna cauda, quindi i tonnarelli cacio e pepe, il piatto italiano più eccelso e più difficile da cucinare.

E non potrebbe essere diversamente. Se sei nato negli anni Trenta del Novecento in una famiglia povera, devi per forza essere passato, direttamente, dal latte materno al minestrone. Se ci aggiungi anche gli anni di guerra e dopoguerra, sapresti che pane e minestrone sono stati il cibo di tutta la tua infanzia e adolescenza. A tua insaputa, eri un vegano doc. La carne bovina-ovina-suina l’avresti scoperta, amata, praticata, solo dopo i diciotto anni. Come si usava allora per il sesso.

RR E ora?

R Da anni ormai, la mangio solo il sabato, battuta da me al coltello, rigorosamente di fassona o di chianina, con fior di sale e olio di taggiasche. A Torino, il mitico Monsù Curletti, macellaio dell’intellighenzia sabauda e dell’avvocato Agnelli, amico fraterno di Giovanni Arpino, per i soli clienti-amici (ero tra questi) preparava la carne cruda al coltello con una tecnica particolare. Ogni dieci colpi immergeva la punta del coltello in un bicchiere di rhum agricolo, per raffreddarlo, diceva. Ne usciva un retrogusto superbo.

RR Torniamo alla “carne finta”.

Devo fare una premessa. Il caso mi ha permesso di vivere per molti anni in alcune stanze dei bottoni, non solo italiane. È stata una scuola di vita straordinaria per i miei successivi studi (artigianali) sull’evoluzione del capitalismo occidentale, americano in particolare. Che piaccia o meno, il vero Occidente è ormai rappresentato, nel bene e nel male, da una delle due Americhe, quella che emergerà alle prossime elezioni. Cioè, o quella del Midwest e delle grandi “Cinture”, lontana dai due Oceani, o quella delle grandi città costiere cosmopolite. Sono due culture diverse, opposte: finto conservatrice l’una, finto progressista l’altra, in realtà entrambe con elementi sempre più fascistoidi o comunistoidi. Circa il tema della “carne finta”, nell’ottica contadina-operaia che mi è propria, la mia visione è lontana mille miglia dal cosiddetto complottismo anti-élite di destra o di sinistra.

RR Cosa intende dire?

R Semplicemente che molti cittadini sopravvalutano le loro élite, non sanno che nelle stanze dei bottoni il numero dei babbei è statisticamente lo stesso di quello che troviamo in tutte le altre organizzazioni burocratiche umane. Anzi, spesso i cittadini comuni sono meglio di queste élite. Oggi il potere (e il denaro) si sta concentrando tutto nell’1% della popolazione, detta Ruling Class (classe dominante), mentre l’ex classe media delle professioni nobili e borghesi viene via via smantellata (anche grazie alla IA) trasformando i peggiori in maggiordomi-kapò, e così riposizionando il rimanente 90% in una bizzarra Plebe esistenziale. Prima della fine del XXI secolo, il processo si completerà e il mitico CEO capitalism occidentale diventerà identico a quello cinese. Saranno monopoli finto privati governati da CEO-Oligarchi, che saranno pure membri del Comitato Centrale del Partito Unico (con Jack Ma come prototipo e Bill Gates-Larry Flint a seguire). Al vertice, sempre e solo un dittatore. Come ovvio, non ci sarà nessun contatto fra le tre classi sociali, ognuna si muoverà entro i confini dello Zoo loro assegnato, con protocolli comportamentali personalizzati.

RR Non condivido questa sua visione del futuro, torniamo però alla carne finta.

È ovvio che anche il cibo sarà specifico per ciascuna classe sociale, perché ciascuna avrà un suo stile di vita, com’era duemila anni fa a Roma, ad Atene, in Egitto. Nel caso della carne, tre saranno le tipologie. La Ruling Class si ciberà solo di Kobe, Wagyu, Chianina, Fassona, e poche altre eccellenze, con una qualità ancora più elevata di quella già alta di oggi. La classe dei “maggiordomi-kapò” si ciberà invece di carne coltivata in laboratorio, cioè a metà strada fra la natura e la chimica. Infine, la Plebe avrà solo cibi e bevande di origine chimica (modello Soylent). In proposito, mi permetto di suggerire il mio romanzo rigorosamente distopico La Terza Guerra Mondiale di Gordon Comstock che ipotizzava, in tempi non sospetti, questo tipo di futuro.

RR Quindi?

Mi sfugge perché concentrarsi su un aspetto marginale come la carne finta, il cui annuncio altro non è che un markettaro ballon d’essai.  Se non succede qualcosa di grosso (non so cosa, ma io me lo auguro comunque) il futuro della Plebe è segnato. Quella che la Ruling Class europea chiama “sostenibilità climatica” sarà raggiunta entro la fine del XXI, non solo con la tecnologia, ma con la modifica dello stile di vita della Plebe, solo della Plebe, eliminando tutti i prodotti (dicono nocivi per l’umanità) che oggi i plebei possono ancora liberamente consumare, ma domani no. Quindi con un ridimensionamento numerico della Plebe stessa, come suggerisce il mitico Klaus Schwab. La produzione di beni e di servizi avverrà progressivamente senza più ruoli umani, grazie ai robot e agli algoritmi. Così la vita degli appartenenti alla Plebe durerà fino a quando il Budget Sociale lo permetterà (“eutanasia budgettaria”). Prenda un altro recente ballon d’essai, lo sciopero degli operai di Amazon nel Black Friday, giorno mito del consumismo imperante. In realtà sono gli ultimi romantici di una classe operaia da tempo scomparsa; provo per loro una tenerezza infinita. È incredibile, fanno sciopero perché non hanno capito ciò che è palese: sono stati addestrati, e mal pagati, per fare “mosse da automi” che tra pochi anni faranno, meglio di loro, e per 24 ore e 365 giorni all’anno, robot-algoritmi. E allora, frusti del nulla, attenderanno la propria programmata “eutanasia budgettaria” su un divano di cittadinanza. Chiudo con un pensiero di Jean Baudrillard (Taccuini 1990-95 Theoria Ed, 1999): “…L’idiozia non è più incolta, è al contrario sovra-informata, ha la stessa vivacità riflessa dell’intelligenza artificiale. E’ il grado Xerox dell’imbecillità che si confonde con il grado Xerox dell’intelligenza”. E’ semplicemente il mondo cancel-woke sognato dalle nostre élite fucsia.

Zafferano.news

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