Dopo un lungo travaglio è nato il “Cameo Ballata” I
Una quindicina d’anni fa nacque il Cameo classico. Ormai saranno alcune migliaia. E continua con il suo stile da apòta, esente da qualsiasi ideologia, seguendo, solitario, le tecniche antiche del gonzo journalism.
Un mese fa uscì il primo “Cameo Poesia”. Sua missione: non raccontare nessuna storia, non prendere posizione su nulla, non lanciare messaggi, men che meno far politica. Cercare invece di cogliere l’”atmosfera” nella quale siamo immersi, un’atmosfera che si fa via via più pesante, e ci rende sempre più inquieti. E tratteggiare lo “sfondo” nel quale ci si muove (senza lo “sfondo” i libri di George Simenon non sarebbero capolavori). Raccontare “Atmosfera” e “Sfondo” è l’ultima missione rimasta al giornalismo reputazionale.
Tutti scrivono. Nessuno legge. Tutti parlano. Nessuno ascolta. Tutti odiano tutti. Nessuno sorride più.
Il “Cameo Poesia” parla di sentimenti eterni, seppur considerati dai più primordiali. Usa parole vecchie, grazie alla Poesia, cerca di renderle nuove. E’ l’assemblaggio ragionato di versi singoli di un grande Poeta (spesso Jorge Luis Borges) con altri “versi liberi” di un “non poeta” (io), al solo scopo di creare un’”atmosfera” e tratteggiare uno “sfondo”.
A completare la triade, ecco il “Cameo Ballata” che chiude il cerchio sul come tentare di fare giornalismo reputazionale. E’ costruito processando molte informazioni presenti sulla stampa mainstream e no, su temi che colpiscono l’opinione pubblica. Ma vengono ricomposti con un taglio innovativo, quello del divertissement riflessivo. Tentativi disperati per evitare l’imponente emorragia dei lettori che dura da tempo? A questo serve la sperimentazione prodotto-lettore.
Il Cameo Ballata si presta in particolare per le saghe politiche, familiari, economiche, il taglio è quello della fiaba, il gossip è rifiutato. Tempo di lettura: meno di due minuti.
CAMEO BALLATA I
I SOLDI DEL NONNO INUMATI SOTTO UNA QUERCIA
I pettegoli raccontano che i soldi del Nonno furono inumati.
Sotto una quercia, con lui, in un prato di mandorli mai in fiore.
Vero? Falso? Nessuno conoscerà mai l’intera verità.
Cose da trifulau, da giornalisti d’inchiesta, da magistrati.
I ricchi non sanno che c’è un modo solo per vivere bene.
Essere persone perbene.
E’ semplice, facile, costa poco.
Loro non ci riescono.
Perdoniamoli, sono nati da lombi appassiti.
Le persone perbene hanno rispetto per i soldi.
Tanta è stata la fatica per guadagnarli.
I ricchi no, fatti d’impeto, non li sanno gestire.
Mal incorse loro affidarli a consulenti opachi.
Perché soldi loschi richiedono gestioni opache.
Con destrezza, un giorno glieli ruberanno?
Per evitare di essere spennati dal Fisco ladro,
Finisce che glieli ruberanno i loro consulenti?
Sembra che così sia sempre stato, nei secoli dei secoli.
I ricchi vivono in Castelli costruiti da archistar.
Destinati a crollare appena si scopre che una firma è falsa.
Nel loro mondo tutte le firme sono false.
Falso il testamento, falso il notaio.
Falso il Castello, costruito con carte false.
Veri sono solo i ladri, ma tu devi tacere, povero ricco idiota.
Ti hanno reso muto come il servo di Zorro.
I consulenti si autoassolvono, sei tu che li hai rubati ai poveri e al Fisco!
Se parli in galera ci vai tu, non loro.
Crollato il Castello di carte, il malloppo rimasto andrà allo Stato?
Però la promessa di restituirli ai cittadini contribuenti non ci sarà.
Anche il Governo è ricattato. Darà il malloppo all’Europa intollerante.
Intollerante verso ciò che non è nei suoi protocolli.
Li sprecherà.
Gli sprechi creeranno nuovi ricchi idioti?
Nuovi famelici consulenti?
Tanti nuovi poveri?
La giostra europea gira, gira, gira.
Sempre e solo in senso antiorario.
Quelli perbene sorridono.
Sorridono per non piangere. Disperati.
Mentre l’equinozio di Primavera si avvicina.
“La quercia chiede al mandorlo:
Parlami di Dio. E il mandorlo fiorì.”
Così cantava il poeta Nikos Kazantzakis.