I New Borboni si erano divisi il XXI secolo ma a volte il freddo arriva all’improvviso

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A volte il freddo arriva all’improvviso. Lo diceva mia mamma a ogni autunno, imponendomi la canottiera di lana grezza garfagnina. È ciò che è successo alle élite occidentali dopo la Brexit, quindi con le sconvolgenti elezioni americane. Il freddo ha loro bloccato la digestione. I succhi gastrici dei premier europei (salvo Theresa May e Viktor Orbán, che paiono ringiovaniti) hanno lavorato senza sosta. Le mucose interne dei loro stomachi, seppur rotti a ogni forma di acidità, hanno prodotto quantità industriali di succhi gastrici. Tutto inutile. Le terapie più avanzate delle sindromi dispeptiche, i farmaci che di solito curano dalle gastriti al reflusso gastroesofageo, sono stati somministrati, e nulla, la salute degli augusti pazienti è peggiorata. Donald Trump presidente non riescono proprio a digerirlo, ricontano persino le schede (che miserabili!), non conoscono più i rudimenti della democrazia.
Ora il freddo è giunto in Italia. C’era un’ipotesi remota che arrivasse, nessuno poteva però immaginare 20 gradi sottozero nel giro di una notte. Angela Merkel sembra un’altra persona, è sempre terrea in volto, il Partito della nazione ha praticato l’ultimo osceno scambio: presidenza alla Spd, cancelleria a lei. Tutto bene, se non ci fosse quel maledetto voto popolare d’autunno.

François Hollande, dopo essersi chiuso in un rumoroso silenzio, ha smesso persino di cantare La Marsigliese, l’unico atto politico che ancora gli riusciva. Dei tre candidati della destra gollista, dalle urne è uscito il peggiore, l’amico di Putin, l’antieuropeo, che se la vedrà con Marine Le Pen, la diavolessa.

E il bonzo di Francoforte? Dopo la sberla della Brexit (a proposito, non ha prodotto alcuna recessione, anzi) capirà finalmente che la mitica crescita, che lui non è riuscito a innescare, la otterrà grazie alla «trumpnomics» dell’ex buzzurro?

E papa Bergoglio? Si dice che abbia individuato dei trumpisti nei Sacri Palazzi e manda loro un criptico messaggio: «dormo come un legno». Che vorrà dire?

In realtà, costoro una digestione l’hanno completata: quella delle tre famiglie reali americane Clinton-Bush-Obama, ormai scomparse dai loro e dai nostri stomachi (una benedizione di Dio). Appena un mese fa ero terrorizzato che, salita al trono Queen Hillary, a scadenze quadriennali si sarebbero succeduti: Queen Michelle (con Barack nell’orto), un King Bush, e ancora una Queen Clinton, una Queen Obama. Insomma i New Borboni avevano già pianificato, alle nostre spalle, l’intero XXI secolo. Ora si ritroveranno ai giardinetti delle Cayman a lamentarsi degli operai dell’Ohio e del Michigan, bianchi e ignoranti. Potenza del voto popolare.

Una chicca che può far capire perché ha vinto Trump, e implicitamente il nuovo che avanza. Alec MacGillis (rivista Pro Publica), in un lunghissimo articolo di puro giornalismo investigativo (grazie!), batte gli Stati della cintura della ruggine, intuisce che lì si giocherà la partita (i risultati gli daranno poi ragione: il segmento degli operai bianchi, dem da sempre, ha dato a Trump 40 punti di vantaggio su Clinton). Racconta di Tracie St Martin, 54 anni, single, viso bruciato dal sole, femminista, da 26 anni guida macchine per movimento terra nei cantieri. Un pugno di case, Miamisburg, vicino a Dayton (Ohio), un tinello spoglio. Tracie racconta che la sua famiglia votava dem dal 1939, sa di essere il prototipo dell’elettrice di Hillary, ma questa volta dice: «Basta! Devo difendere il lavoro, l’unico bene che posseggo».

Prima delle votazioni manda un sms al giornalista: «Voterò per Trump, contro i dem, contro Hillary, contro Obama. Così capiranno che noi del popolo abbiamo ancora il potere di decidere». Dopo le votazioni MacGillis la chiama al telefono, Tracy sta festeggiando in cantiere la vittoria di Trump, gli confessa: «Individui come Bill, come Barack, come Hillary mai più diventeranno comandanti in capo!». Capite dove costoro ci hanno portato per la loro avidità e idiozia? Un’operaia che festeggia (giustamente) la vittoria di un miliardario.

Il vento della «grande palude nera» dell’Ohio sarà mica arrivato anche a Taranto, a Mirafiori, nel Sulcis, nel Veneto? Quante Tracy ci sono da noi? Come minimo 19 milioni.

Riccardo Ruggeri

 

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