Questo è il secondo di cinque pezzi che usciranno sulla Guerra, letta con le categorie culturali e organizzative di IDEA
Le parole possono essere arsenico, avvelenare chi le ascolta e chi le pronuncia e, se ripetute all’infinito, avvelenare il mondo intero. Molte delle parole del Novecento sono state arsenico in purezza, sia quando parlavano di guerra che di pace. Parole che ci hanno seguito anche nel primo quarto del nuovo secolo, il primo del terzo millennio.
Già Tacito, nella sua Agricola, riporta le parole del generale calèdone Calgaco sintetizzate nel celebre “Ubi solitudinem faciunt, pacem appellant”, in libera traduzione: “L’Impero romano dominante conquista e distrugge i territori, creando un deserto umano e sociale, e poi definiscono questa devastazione Pace”. Perché i vincenti si sono inventati il cosiddetto diritto internazionale e l’hanno sempre piegato alle loro esigenze, e così, di volta in volta, si “narrano” la storia a loro piacimento, con il contributo fondamentale dei loro intellettuali, della loro magistratura, della loro stampa. E lo invocano a gran voce, quando temono, in qualche caso specifico, di essere perdenti. (Nota, nel linguaggio di IDEA, si chiama “Tabernacolo”)
Per questo ripropongo la prima e l’ultima strofa della poesia immacolata Aspettando i barbari di Kostantinos Kavafis (1863-1933). Fu scritta nel 1898 e tradotta da Eugenio Montale:
«Sull’agora, qui in folla chi attendiamo?»
«I barbari che devono arrivare»
…………………….
«E ora che faremo senza Barbari?
( Era una soluzione come un’altra,
dopo tutto… )».
Da molti anni, essa fa parte della documentazione di primo livello, raccolta nel tempo per elaborare IDEA. Sono pensieri profondi, soffusi di leggerezza, utilissimi per il lavoro di scavo fatto per trovare le “parole rare” della nostra vita, le nostre “terre rare” su cui coltivare il nostro futuro libero.
Kavafis l’aveva scritta per raccontare la fine dell’Impero Romano. Non ho trovato nulla (forse, in pittura, Urlo di Edward Munch) che meglio raccontasse, in versetti profetici, l’oscenità del Novecento, il secolo dell’Europa prima, poi dell’America e dell’URSS, dell’euro-borghesia fascistoide, del nazismo, del comunismo, delle Guerre (hanno sganciato persino non una ma due atomiche, sui cittadini inermi di due città giapponesi). E poi della Globalizzazione selvaggia, dell’ignobile CEO capitaliism, dell’orrenda versione woke del vivere (incivile) che vorrebbero imporci. Eppure, Kavafis l’ha scritta prima che il Novecento iniziasse!
È noto che una civiltà si spegne quando perde la “forza vitale” che l’ha fatta grande e potente, e che questa la ritrovi, intatta, in quelli pronti a sostituirla, e che, di norma, chiamiamo “Barbari”.
Perché per un intero secolo, il XX, noi europei non ci siamo mai chiesti: chi sono i “Barbari”?
I migranti? Gli africani? I russi? I cinesi? Gli islamici? Gli americani? I “diversi”? Ovvero (orrore!) perché non il nostro Patriziato? In fondo un punto in comune con tutti costoro l’hanno, una sconfinata, ridicola hybris.
Siamo certi che il nostro CEO capitalism (nato e rimasto colonialista nel profondo) abbia un modello organizzativo in grado di funzionare senza i “Barbari”, come schiavi prima, e padroni poi?
Eppure, aspettando i “Barbari” abbiamo smesso di studiare, di lavorare, di pensare e così, quasi senza accorgersene, sempre con in mano il nostro smartphone, zuppo di App da scaricare per governare la nostra vita di servi, siamo diventati come i “Barbari” attesi? Inclusione all’incontrario?
Almeno, c’è fra noi una condivisione sugli scenari futuri? Oppure dobbiamo continuare per sempre vivere alla giornata?
Con IDEA mi sono rifiutato di cadere in questa trappola dell’attesa. Per esempio, pur presentandosi come modello organizzativo che si ispira a quello della Chiesa dei primi secoli, la concezione di IDEA deriva dagli scenari ipotizzati per il XXI secolo. Due:
1 Che si componga il puzzle di quella che Papa Bergoglio chiamò “terza guerra mondiale a pezzi”, un puzzle che in tre anni ci ha dato tre guerre: Ucraina (Russia vs Europa e America) Gaza (Gangs of Iran vs Israele) IRAN (Iran vs Israele, America, Europa). Sottotraccia ci sono le convenienze opportunistiche del resto del mondo intorno all’Occidente, dall’altra gli allineamenti opportunistici e ambigui intorno a Cina e a Russia. Con questo scenario, in termini numerici noi rappresentiamo un ottavo dell’umanità (in decrescita) e abbiamo come avversari/nemici i setti ottavi dell’umanità (in forte crescita). Ma noi, per ora, ci crogioliamo nel compiacimento di essere più colti, più ricchi, più armati. (Nota: America ed Europa vogliono addirittura riamarsi, malgrado spendano già ora il 52% della spesa mondiale di armamenti, contro Cina e Russia che insieme spendono il 18%, il resto del mondo il 30%. Perché? Ovvio, siamo rimasti, seppur riverniciati, i colonialisti dell’Otto-Novecento. Divertenti quelli che si aggrappano al latino “Si vis pacem para bellum” fingendo di non sapere che questo era uno slogan propagandistico per la Plebe. Essendo un Impero, loro le guerre le preparavano seriamente, valutavano costi e perdite umane, conoscevano esattamente chi erano i nemici e i potenziali alleati.
2 Che si realizzi la teoria dei Tre Imperi (America, Cina, Russia) attraverso una nuova Yalta. Con il resto del mondo che dovrà decidere con chi dei tre stare (zone di influenza) al di qua o al di là della cortina digitale che li separerà, di contro eliminando l’immigrazione selvaggia.
Questa volta ho preso come riferimento culturale la meravigliosa poesia di Kavafis, nel prossimo numero un grande film, Megalopolis, di Francis Ford Coppola.
Prosit al colto pubblico e all’inclita guarnigione guerresca (2 continua)
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